Ecatombe Lampedusa

I morti che non fanno più notizia e le tante domande aperte che chiedono urgenti risposte nell’editoriale della giornalista e inviata di RaiNews24 Angela Caponnetto

Mastica e sputa, così fa da tempo il mondo dell’informazione dando in pasto a ondate notizie che vengono masticate ma non digerite, non metabolizzate.
Come quelle sui flussi migratori e sulle tragedie a esse correlate. Mentre le persone migranti assumono sempre di più contorni diluiti e impalpabili, perdendo così forma Umana. Succede così che da alcune settimane si parla d’immigrazione per le decisioni prese in politica per frenare i flussi, lasciando ai margini i fatti che raccontano i continui approdi e i naufragi.

Non si fa in tempo a dare la notizia di uno che se ne registra un altro. Neanche il tempo di piangere una vittima, che se ne recupera un’altra.

A Lampedusa ormai è uno stillicidio continuo. Nel silenzio sempre più imbarazzante dei media. Poche notizie corredate da sparute immagini fornite dalla Guardia Costiera, mentre l’opinione pubblica rimane impassibile di fronte all’ennesima tragedia, dove muore una bimba di neanche due anni e dove altre due piccole vite sono disperse. La bambina sarebbe rimasta schiacciata dalle lamiere di una delle solite bagnarole costruite in ferro con dentro decine di persone .

L’ha capito il medico di Lampedusa che ha operato una prima analisi sul suo corpicino. La piccola era partita da Sfax con i genitori originari della Guinea insieme a una cinquantina di subsahariani. Forse caricati prima su un peschereccio tunisino che li ha poi lasciati alla deriva su quel barchino che si è aperto in due davanti agli scogli.

Ventiquattro ore dopo (mentre ancora si cercavano i dispersi di quel naufragio) e a ventotto miglia da Lampedusa, un’unità della Guardia di Finanza intercetta nel frattempo un’altra bagnarola con tante persone stipate al suo interno: l’imbarcazione si ribalta e una ragazza di ventisei anni ivoriana spira poco dopo l’arrivo del soccorso.

In quelle ore, sull’isola approdano più di mille persone: un susseguirsi di pescherecci stracarichi e partiti dalla Libia e barchini salpati dalla Tunisia. Sempre in quelle ore il nostro parlamento approva gli accordi con l’Albania per il trattenimento di alcune migliaia di persone migranti durante il periodo di esame della richiesta d’asilo e prima di un eventuale rimpatrio in caso di diniego.

Un altro accordo fatto con un paese extra Ue dopo quello stipulato con la Libia nel 2017 e con la Tunisia quest’anno, negoziati che al momento non risolvono il problema, bensì lo allontanano temporaneamente dalla vista dei cittadini italiani.

Intanto i flussi migratori affidati ai trafficanti proseguono senza sosta. Le morti in mare aumentano a dismisura.
Lampedusa è la «porta d’Europa» ma è anche il cimitero per migliaia di migranti.

Ora che le navi umanitarie sono costrette ad attuare un solo soccorso e a raggiungere spesso i porti lontani, la Guardia Costiera e quella di Finanza si sobbarcano quasi il 90% dei salvataggi di imbarcazioni che si avviano da sole verso le coste italiane. A loro tocca non solo intercettare i barchini con alcune decine di persone, ma anche i pescherecci che contengono seicento persone a bordo e che sempre più arrivano dalla Libia sulla maggiore delle Pelagie. Sempre a loro, tocca scortare le imbarcazioni cercando di evitare ogni movimento che possa mettere in pericolo le vite umane. A loro tocca recuperare i corpi senza vita degli annegati anche quando sono da giorni dispersi nel mare, decomposti e irriconoscibili.

Per quanto ancora, gli uomini e le donne della Guardia Costiera e di Finanza potranno recuperare in silenzio i cadaveri? Quanto tempo ancora potranno andare avanti i medici del Cisom costretti a veder morire uomini donne e bambini sulle motovedette? Quanta resisteranno ancora i dottori del Poliambulatorio di Lampedusa, costretti a turni massacranti? Quanta forza si dovrà richiedere ancora agli psicologi e ai mediatori culturali della Croce Rossa, presenti nell’hotspot di Contrada Imbriacola? Per quanto tempo potranno resistere alla rassegnazione i lampedusani?

Quanto ancora lasceremo invece l’opinione pubblica anestetizzata di fronte all’enorme tragedia che si continua a consumare nel Mare Nostrum?

*Pubblichiamo l’articolo per gentile concessione dell’autrice e tratto da Articolo21.org