Angeli del fango

Giovani delle strutture socioeducative della Diaconia valdese fiorentina si sono spesi per ripulire una delle strutture colpite dall’alluvione delle scorse settimane

«Ieri mattina con i ragazzi della Colonna e dell’Airone siamo stati a Campi ad aiutare le persone alluvionate». Così si apre l’articolo a firma di Laura Impavidi, coordinatrice di Casa Airone a Firenze, una comunità residenziale per maggiorenni che ospita fino a 5 ragazze e ragazzi dai 18 ai 21 anni in situazioni di disagio psico-sociale-familiare, con accettabili livelli di autonomia nella gestione del quotidiano, dei propri impegni lavorativi o scolastici, della cura della propria persona e del proprio risparmio, ed è parte delle attività proposte dalla Diaconia valdese fiorentina.

Il riferimento è alle tragiche piogge che nelle scorse settimane hanno devastato parte della Toscana. Nei giorni scorsi i e le residenti di Casa Airone hanno per l’appunto partecipato ai lavori di pulizia e ripristino di un edificio gravemente colpito. 

«L’obiettivo iniziale era andare a aiutare i ragazzi di Casa Le Viole (altra struttura in capo alla Diaconia fiorentina nel Comune di Campi Bisenzio, uno dei più colpiti dall’alluvione, Ndr), che hanno la villetta che ha perso il garage e la tavernetta – scrive Impavidi -, e anche una parte del piano terra, ma quello che abbiamo visto una volta arrivati è che non c’è distinzione tra villetta e villetta, appartamento e appartamento. Abbiamo trovato solo fango, desolazione e la vita delle persone ridotta in montagne di rifiuti ai bordi della strade. Abbiamo preferito non chiamarli rifiuti perché non lo sono, è la vita delle persone, strappata via dalla rottura degli argini del fiume».

«Due cordoni di persone si sono formati, senza bisogno di essere coordinati, per svuotare i garage, due cordoni che facevano strada a secchi pieni di fango e secchi vuoti da riempire, senza interruzione, e ogni volta che passava un secchio era un sorriso di sostegno e uno sguardo di solidarietà. Ci siamo ritrovati a lavorare tra noi e con persone che ci sembrava di conoscere da sempre, con la sensazione di capire, ognuno di noi, dove arrivasse l’altro….secchi più piccoli per favore, la bambina porta solo i secchi vuoti e con gli occhi si cercava la bimba di 11 anni che portava solo i secchi vuoti, e se un secchio era troppo pesante il compagno lo passava direttamente e quello che sembrava farcela meglio, una persona più in là. I nostri ragazzi non si sono risparmiati in niente, ho visto i ragazzi ricoperti di fango fino ai capelli e i colleghi fino alla barba, nessuno si è mai fermato fino a che non è stato dato lo stop per il pranzo».

«A. Era ricoperta di fango fino ai capelli, P. tutte le braccia e il nostro eroe T. ha raccolto tutto quello che poteva..
Abbiamo condiviso il pranzo con i ragazzi delle Viole che avevano cucinato per tutti e con i ragazzi di un’altra comunità che hanno lavorato con noi, per caso o per volontà non si sa. Scambiandoci informazioni tra di noi.
I ragazzi mi riempiono sempre il cuore. E mi stupisco sempre ogni volta che questo accade. Mi stupisce come non si fermino e come siano solidali l’uno con l’altro e come chiedano aiuto e consigli. È un piccolo gesto ma oggi siamo un po’ più grandi di ieri. E anche un po’ più tristi, è vero. Ma si cresce anche con la tristezza, se condivisa e se accompagnata da uno sguardo che ti dice io ci sono».

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