Essere amici e amiche di Dio

Un giorno una parola – commento a Giovanni 15, 15

Ascolta la meditazione:

Ascolta “Un giorno una Parola: 20 ottobre” su Spreaker.

Il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla con il proprio amico

Esodo 33, 11

Gesù dice: “Io non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo signore, ma voi vi ho chiamati amici, perché vi ho fatto conoscere tutte le cose che ho udite dal Padre mio”

Giovanni 15, 15

Cantiamo un inno di gioia e di libertà perché sappiamo che il Signore non ci considera servi, ma “amici”! L’amicizia è il rapporto che Dio avrà con Mosè come ricorda il libro dell’Esodo: […] il Signore parlava con Mosè faccia a faccia, come un uomo parla col proprio amico (Esodo 33, 11). Anche l’epistola di Giacomo ricorda che «Abraamo credette a Dio, e ciò gli fu messo in conto come giustizia; e fu chiamato amico di Dio». (Giacomo 2, 23).
Dunque, l’amicizia non è solo il legame affettivo che ben conosciamo, ma è il giusto rapporto tra Dio e il credente, rapporto di amore e di comunione. Essere amici del Signore è il dono che riceviamo come libertà dal legame di servitù caratteristico di ogni rapporto tra il potente e chi deve solo obbedire alla autorità. Liberi di poter conoscere la volontà del Signore Iddio, liberi di amarci gli uni gli altri, liberi di realizzare la volontà di Dio con allegrezza rendendo l’umanità partecipe del dono della vera vita che è in Cristo Gesù.
Ricordiamo, ad esempio, la comunità cristiana dei Quaccheri. È conosciuta proprio come la Società degli Amici, con il proposito di praticare in modo completo l’insegnamento evangelico nell’amore reciproco senza alcuna autorità superiore se non il Signore Gesù. Amen.