Una vocazione collettiva

Riflessioni dall’incontro degli esecutivi metodisti e valdesi nell’incontro di fine settembre a Ecumene

Tre temi, all’apparenza tecnici, sono stati i punti salienti dell’incontro degli organi esecutivi metodisti e valdesi (Tavola, Comitato permanente Opcemi, Commissioni esecutive distrettuali – Ced e Consigli di Circuito) di fine settembre al Centro Ecumene (Velletri, Rm).

Suddivisi in gruppi, i partecipanti si sono confrontati intorno a tre tavoli che, di fatto, hanno riguardato la fitta rete di “sinaspi” che collega comunità locali, opere diaconali, Circuiti e Distretti, pastori/e, diaconi/e, predicatori locali, Tavola valdese, Sinodo: sinapsi che necessitano di cura e allenamento.
Si è così parlato della costituzione dei Comitati e dei referenti per il coordinamento territoriale, tradotta in una modifica del Regolamento e dello Statuto della Commissione sinodale per la Diaconia che, come si può capire, non è questione banalmente formale. Alla base, l’obiettivo di reimpostare il lavoro sui territori e il rapporto chiese-diaconia, che si sta traducendo anche, tra l’altro, nella suddivisione della Diaconia per “Aree Servizi” (Salute, inclusione, educazione, case valdesi), che diventerà ufficiale il 1° gennaio 2024.

Attualmente, ha spiegato Daniele Massa, esistono 19 di queste realtà, tra “comitati” (Torino, Ponente ligure…) e singoli “referenti” (Catania…), luoghi di raccolta delle istanze della realtà locale, di elaborazione di nuove proposte e servizi, oltre a favorire la promozione delle attività e dei servizi della Diaconia.
Due sono stati poi i focus sulla vita delle chiese: il primo, le Raccomandazioni per l’esercizio dell’affidamento delle chiese ai Circuiti è un documento nato nell’ambito del Secondo Distretto e adottato dal Sinodo, che ha messo in evidenza come il tema riguardi ormai tutto il territorio nazionale. Come è stato fatto notare, il testo si qualifica come “raccomandazioni” (non come “linee guida”, formula considerata più vincolante), quindi si colloca nelle “buone pratiche”, ma l’intento è di favorire l’ottica della sinergia e della collaborazione, senza vivere la realtà dell’affidamento delle chiese ai Circuiti (non ai Consigli di Circuito, ha puntualizzato qualcuno) come un’intromissione o una decisione “dall’alto”, come purtroppo è stato a volte percepito.

Sempre nell’ottica di una sinergia tra realtà locali e organismi “superiori”, anche il tema del monitoraggio nella formazione di nuovi pastori/e e diaconi/e. Naturalmente, esisteva già un documento che lo definiva, la modifica attuata di concerto fra Tavola, Commissione ministeri e Facoltà di Teologia riguarda il coinvolgimento fattivo di consigli di chiesa e di Circuito, dal rivolgere vocazione (anche a chi magari non ci ha pensato!), ma con discernimento. È stata introdotta la definizione, non giuridica ma importante, di membro “attivo”, cioè che abbia manifestato in qualche modo interesse per la vita comunitaria, non necessariamente avendo ricoperto ruoli ufficiali, ma che dimostri di conoscere ed essere coinvolto nella realtà delle chiese.
La lettera di presentazione deve quindi essere dettagliata, non tradursi in un’approvazione generica.

Tenendo conto dei molti elementi da valutare, non solo la preparazione biblico-teologica ma la motivazione e la sfera psicologica (in particolare nella gestione dei conflitti, dello stress, dell’emotività, il senso di responsabilità…), si è ribadita l’importanza di un’onesta valutazione, anche dei punti di debolezza, che non necessariamente comportano l’esclusione dal ministero, ma di cui va tenuto conto, per evitare futuri conflitti e problemi. Quello che è stato espresso chiaramente è che la vocazione deve partire dal basso, dalla chiesa locale, oltre che dal singolo, è una “chiamata collettiva” in cui tutta la comunità accompagna la persona verso (e poi durante) il ministero.

Messo da parte, per una volta, uno dei temi che di solito occupano più spazio ed energie, le finanze, questo incontro è stato, nella fraternità e clima di amicizia che lo contraddistingue, una bella occasione per confrontarsi. Scoprendo magari, anche grazie alla simulazione del questionario che sarà presto inviato a tutte le chiese per mapparne le componenti significative, che la propria comunità o il proprio territorio è più vivace e ricco di doni di quanto credessimo.