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Rivolgersi con fiducia a Dio

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Tutti quelli che ti abbandonano saranno confusi; quelli che si allontanano da te saranno iscritti sulla polvere, perché hanno abbandonato il Signore, la sorgente delle acque vive
Geremia 17, 13

A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita
Apocalisse 21, 6


La denuncia del profeta Geremia, di una tragedia autoinflitta dal popolo, resta inascoltata: ecco una generazione che preferirebbe morire di sete piuttosto che tornare alla sorgente. Il potere salvifico del Signore dell’Alleanza, che con l’immagine dell’acqua, offre vita e significato – se stesso –, viene contrastato dall’ostinazione del popolo. Non che Egli intervenga nel giudizio: l’alienazione da Dio causa il proprio destino, perché dove non c’è acqua, la morte è certa. Non sopravvivremo nel ristretto spazio di autonomia che ci siamo scavati.
L’alternativa ancora fruibile sarebbe rivolgersi con fiducia al Signore, abbandonando il culto di se stessi, l’inganno, la violenza: in questo modo, sì, Israele potrebbe vivere. «Giratevi, tornate, convertitevi»: si tratta di scegliere la vita. Ma per il profeta si tratta di aprirsi a cambiamenti più radicali rispetto a delle semplici modifiche religiose e comportamentali. Il popolo si è “allontanato” dal Patto, ma ora si deve finalmente confrontare con il Signore, sola fonte di futuro; altrimenti, non resteranno che dei nomi tracciati nella polvere e spazzati via. È il Signore la fonte di benessere, speranza di Israele, sorgente di vita. Anche oggi possiamo andarcene da Dio e abbandonare il Patto, disprezzando il dono della vita: l’idolatria antica e moderna si esprime sempre come culto della violenza, ripiegamento sul proprio interesse, avarizia, indifferenza, sfruttamento di terra, di creature e di cose.
L’ultima parola però ce l’ha l’Apocalisse di Giovanni, dove al cap. 21, 16 c’è scritto: “A chi ha sete io darò gratuitamente della fonte dell’acqua della vita”. In continuità con Geremia, il visionario descrive la salvezza cui siamo destinati in termini di salvezza del mondo, non di fuga dal mondo; essa ci trascende, ma accoglie e trasforma tutto ciò che è umano e terreno, riscattando la storia. La Gerusalemme celeste scende sulla terra! Per quanto vitali le opere di giustizia che costruiamo oggi, partecipare alla Città futura è in ultima analisi una questione di sola grazia, un’acqua viva che scorre gratuitamente dalla fonte fino a noi, che siamo assetati di Dio. Amen.