pawel_adamowicz_2016_cropped_2

Polonia, fiaccole contro la violenza

Migliaia di persone scese in strada in silenzio, con in mano soltanto delle fiaccole: è questa l’immagine più forte che arriva dalle città della Polonia dopo la morte del sindaco di Danzica, Paweł Adamowicz, accoltellato domenica sera durante un evento di beneficenza. Da Varsavia, Cracovia, Poznan e naturalmente da Danzica arriva un’immagine in netto contrasto con quella violenta e improvvisa del momento dell’aggressione. «La partecipazione – racconta Fabio Turco, giornalista del progetto Centrum Report – è stata molto sentita. Migliaia di persone sono scese in piazza a Varsavia e tantissime sono scese in piazza a Danzica. Certamente la Polonia è un Paese che in occasioni simili sa riunirsi, stringersi e far sentire la propria voce».

Paweł Adamowicz non è una figura nuova nella politica polacca: era sindaco della storica città portuale di Danzica, il luogo in cui nacque Solidarność, da cinque mandati consecutivi, ovvero dal 1998. Turco ricorda che «era un sindaco molto amato e molto apprezzato anche al di fuori della città. Le sue posizioni erano liberali e progressiste, era riuscito a tirare fuori Danzica dalla crisi in cui era sprofondata dopo il 1989. Sicuramente era malvisto da quella parte della Polonia legata a una visione conservatrice della società.

Domenica sera, alle 20 in punto, Adamowicz si trovava sul palco di un evento annuale di beneficenza in cui si raccolgono fondi per gli ospedali. Poco prima della fine di un conto alla rovescia, il suo assassino è saltato sul palco e l’ha accoltellato, poi ha preso il microfono e ha detto di chiamarsi Stefan e di essere stato in prigione da innocente «Piattaforma civica mi ha torturato» – ha dichiarato – «e per questo Adamowicz è morto». Gazeta Wyborcza, uno tra i più importanti quotidiani del Paese, è stata la prima a parlare di delitto politico, una posizione rafforzata dalla giornalista Agata Pyzik, secondo cui per la Polonia si tratta del «primo omicidio di un politico motivato ideologicamente». Più cauta la lettura di Turco: «non parlerei di un delitto politico, piuttosto parlerei di questo evento come della conseguenza di un clima che si è fortemente inasprito negli ultimi anni. I toni della politica purtroppo, non solo in Polonia sono diventati davvero aspri. In questo clima è facile che qualcuno possa farsi prendere la mano».

Il riferimento è soprattutto al partito di governo, il PiS (Prawo i Sprawiedliwość, Diritto e Giustizia) guidato da Jarosław Kaczyński, che oggi esprime sia il presidente sia il primo ministro della Polonia e che si è distinto in questi anni per toni molto duri e per una forte insistenza sul tema della sicurezza. Eppure, il gesto ha colto tutti di sorpresa. «Christian Davis, che è il corrispondente del Guardian da Varsavia, sottolineava – racconta Fabio Turco – come le misure di sicurezza in eventi di questo tipo fossero assolutamente inesistenti, quindi è qualcosa a cui si era totalmente impreparati. Adesso vedremo come si evolverà questa situazione».