Costruire la giustizia

Un giorno una parola – commento a Geremia 7, 3

 

Così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d’Israele: «Cambiate le vostre vie e le vostre opere, e io vi farò abitare in questo luogo»

Geremia 7, 3

 

Voi, per questa stessa ragione, mettendoci da parte vostra ogni impegno, aggiungete alla vostra fede la virtù, alla virtù la conoscenza, alla conoscenza l’autocontrollo, all’autocontrollo la pazienza, alla pazienza la pietà, alla pietà l’affetto fraterno e all’affetto fraterno l’amore

II Pietro 1, 5-7

 

Povero Geremia! Nel tempo in cui l’esercito del potente impero Babilonese cingeva d’assedio Gerusalemme, egli dovette recare ai suoi concittadini un messaggio scandaloso: Israele deve arrendersi al nemico ed accettare la deportazione come un giudizio di Dio sul proprio operato. Ma i suoi nemici gli opponevano una certezza di fede: «Dio è con noi! Egli ha parlato e ha benedetto Gerusalemme – lo ha detto Isaia. E non è pensabile che venga meno alle promesse fatte e che permetta la distruzione del suo Tempio santo». Ma non si accorgevano che, pur partendo da una tale affermazione di grazia, avevano costruito l’opposto di quanto il Signore richiede: ingiustizia invece della giustizia. Contro questo dato di fatto si scaglia Geremia: non basta affermare che Dio è con noi, dobbiamo anche dimostrare nei fatti che noi siamo con Lui.

 

Quelle di Geremia sono delle affermazioni di grande attualità, visto che i vari fondamentalismi religiosi predicano e praticano la violenza e la distruzione del “nemico” al grido di “Dio lo vuole”. Chi, in campo cristiano, lancia queste parole d’ordine forse si fida troppo della nostra civiltà, che ha raggiunto una notevole potenza economica e militare; ma non sa vedere che in realtà tutto questo è costruito sull’ingiustizia ed i cui frutti sono spesso dei frutti avvelenati.

Anche chi pretende di essere in questo modo fedele a Dio sembra aver dimenticato che il nostro compito primario è la predicazione dell’amore di Dio. Le grandi parole sulla difesa della santità di Dio hanno spesso l’odore dell’arroganza e della difesa del potere che si detiene; per cui abbiamo bisogno più di conversione che di affermazioni orgogliose. Sono tanto più apprezzabili le umili parole di Dag Hammarskjoeld (che fu Segretario Generale dell’ONU), il quale ha scritto nel suo diario spirituale: «Tu che sei al di sopra di noi, / Tu che sei uno di noi, / Tu che sei anche in noi, possano tutti vedere te anche in me, / possa io preparare la strada per te, / possa io rendere grazie per tutto ciò / che domani mi toccherà». Amen.