La presenza di Dio nella nostra vita

Un giorno una parola – commento a Romani 8, 32

 

Egli è stato trafitto a causa delle nostre trasgressioni, stroncato a causa delle nostre iniquità

Isaia 53, 5

 

Colui che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per noi tutti, non ci donerà forse anche tutte le cose con lui?

 

Il capitolo 8 della Lettera ai Romani è forse uno dei più intensi di tutta la letteratura cristiana, in quanto in esso l’apostolo Paolo esprime la tensione del credente tra il dolore dell’oggi e la speranza del domani. Egli esordisce, in questa parte della lettera, affermando (v. 18): «Io ritengo che le sofferenze del tempo presente non siano paragonabili alla gloria che deve essere manifestata a nostro riguardo». In questo modo egli ci mostra come le due realtà, del dolore e della speranza, siano molto vicine.

 

È uno scontro arduo, quello tra dolore e speranza, in quanto il dolore è constatabile e ti colpisce direttamente nell’animo e nel fisico – mentre la speranza pare fondarsi solo su se stessa… Il dolore è dunque solidamente presente nella nostra vita.

Anche la speranza futura ha però un fondamento altrettanto solido – e in questo tempo di Avvento la parola dell’Apostolo si riempie di contenuto: Dio ci ha donato suo figlio. Certo, il male non è ancora sconfitto, non è cancellato, eliminato; ma noi non siamo lasciati soli a portarne il peso. L’amore di Dio non ci abbandona e noi possiamo muoverci nella serena fiducia che Dio ci è accanto e possiamo affidare la nostra vita a Lui. La dimensione dell’incarnazione, in Gesù di Nazareth, ci rammenta come Dio stesso ci sia venuto accanto, facendosi carico della nostra storia e della nostra realtà.

 

Scrive frère Roger di Taizé: «Cristo non ci attende solo nella luce, nella pace e nella gioia. Egli è presente anche nella sofferenza, quando si cerca a tentoni una via d’uscita. Ci possono essere periodi pieni di oscurità, ma l’oscurità non è tenebra, non è interamente notte. La luce di Cristo l’attraversa». Confidando in queste promesse noi possiamo dunque ricevere consolazione. Non una consolazione fatta di belle parole; ma fondata sulla presenza di Dio nella nostra vita. Amen.