L’eterno straordinario della nascita

Un giorno una parola – commento a Luca 1, 31-32

 

Oh, squarciassi tu i cieli, e scendessi!

Isaia 64, 1

 

L’angelo disse a Maria: «Ecco, tu concepirai e partorirai un figlio, e gli porrai nome Gesù.  Questi sarà grande e sarà chiamato Figlio dell’Altissimo, e il Signore Dio gli darà il trono di Davide, suo padre»
Luca 1, 31-32

 

Solo Matteo e Luca descrivono la nascita di Gesù. Marco e Giovanni saltano a piè pari l’infanzia del Maestro. L’interesse generale degli scritti neotestamentari è più rivolto al messaggio di Gesù che non alla sua biografia. Di tutti i 27 scritti del Nuovo Testamento solo quattro evangeli ci aiutano a conoscere un po’ della vita di Gesù. C’è un «buco» di almeno quindici anni. Insomma, di Gesù bambino e adolescente – al di là dell’episodio di quando aveva dodici anni al Tempio “seduto in mezzo ai Maestri” (Lc. 2, 46) – non sappiamo granché.

 

Dall’altra sappiamo molto sulla nascita di Gesù. Ma anche qui le versioni non sono identiche. Se provate a confrontare il testo di Matteo a quello di Luca noterete come le due versioni abbiano sia tratti comuni che sostanziali diversità. Per non dire di tanti particolari curiosi. A spiegare l’imbarazzante situazione della gravidanza di Maria nel testo di Matteo interviene l’angelo che rivolgendosi a Giuseppe gli dirà che ciò che è stato generato nel corpo della sua promessa sposa è opera dello Spirito Santo. Nel testo di Luca, il nostro di oggi, l’angelo si rivolge direttamente a Maria annunciandole che concepirà un figlio per virtù dello Spirito Santo e che lo dovrà chiamare Gesù.

Giuseppe e Maria, nei racconti di Matteo e di Luca, accettano entrambi la volontà di Dio ma solo dopo aver attraversato momenti di dubbio e timore. Non è un caso che in Matteo la lunga genealogia di Gesù inizi con Abramo, l’uomo che accettò la chiamata di Dio a partire senza sapere dove andare! È l’avventura della fede che per essere tale richiede una totale fiducia in Dio.

 

Luca va oltre l’ascendenza davidica di Gesù e risale sino ad Adamo (Lc. 3, 38) per dirci che la solidarietà di Gesù è con l’intera umanità e non solo con un popolo.[1] Nei due grandi affreschi della natività colpisce l’atmosfera di gioia e di novità. Non c’è infatti nulla di più nuovo, gioioso, straordinario che la nascita di un essere umano. Ogni nascita è portatrice di sviluppi inediti, di nuove prospettive. Nulla è più grande e rivoluzionario di una nuova nascita. Amen.

 

Immagine: Annunciazione, Beato Angelico (1437-1446)

 

[1] Daniel Attinger, Evangelo secondo Luca, Ed. Qiqajon, Magnano (Bi), 2015, p. 21