Riconoscere i momenti in cui è Dio che ci sostiene 

Un giorno una parola – commento a Isaia 46, 4

 

Fino alla vostra vecchiaia io sono, fino alla vostra canizie io vi porterò; io vi ho fatti e io vi sosterrò; sì, vi porterò e vi salverò

Isaia 46, 4

 

Onora le vedove che sono veramente vedove

I Timoteo 5, 3

 

Il testo che abbiamo ascoltato è tratto da un confronto tra fede e idolatria. La questione storicamente riguarda quella parte di popolo d’Israele deportato in Babilonia. Molti tra questi sradicati hanno finito con l’adattarsi al nuovo corso dimenticando il Patto che Dio aveva fatto con loro. Scoprono e coltivano una nuova religiosità. Nel contesto del capitolo 46 si descrive, con una certa ironia, come durante la processione solenne che sta facendo il giro delle mura della città, a causa del peso di alcuni idoli gli animali che li trasportano stramazzano a terra. Gli dei babilonesi mostrano tutta la loro immobilità, passività. Voi – dice in sostanza il Signore – trasportate gli idoli costruiti sulla base delle vostre esigenze e dimenticate facilmente che sono io a trasportare voi. Fin dalla nascita. Non siete voi che potete trasportare me ma sono io che trasporto voi, anche se voi non ve ne accorgete.

 

E qui colgo una saggia raccomandazione che vorrei formulare con le parole del filosofo Norberto Bobbio: «Il mondo del futuro è aperto all’immaginazione e non ti appartiene, il mondo del passato è quello in cui attraverso la rimembranza ti rifugi in te stesso, ritorni in te stesso, ricostruisci la tua identità, che si è venuta formando e rivelando nella ininterrotta serie dei tuoi atti di vita, concatenati gli uni con gli altri (…), ciò che è rimasto scavando in quel pozzo senza fondo del passato non è che un’infinitesima parte della storia della tua vita. Non tralasciare di continuare a scavare. Ogni volto, ogni gesto, ogni parola, ogni più lontano canto, ritrovati, che sembravano perduti per sempre, ti aiutano a sopravvivere».[1]

 

In questo esercizio di memoria, prima che si affievolisca, potremmo provare anche noi ad individuare quei momenti, quei tempi in cui era Dio stesso a portarci, ad indicarci il cammino. Allora forse non lo capimmo, lo possiamo capire meglio oggi, magari dopo tanto tempo ripercorrendo il nostro passato lungo o breve che sia. Se dovesse succedervi d’individuare quel momento, quei giorni, quelle persone, quella circostanza la gratitudine vi sommergerà. Amen.

 

  • Norberto Bobbio, De Senectute, Einaudi, Torino 2006, p. 49