Nigeria. Rilasciati 100 bambini rapiti da una scuola cattolica

I ragazzi erano stati portati via lo scorso mese da uomini armati che avevano fatto irruzione in un collegio cattolico nello stato del Niger

 

Domenica 7 dicembre il portavoce presidenziale nigeriano Sunday Dare ha confermato che cento bambini, che erano stati rapiti da un collegio cattolico nella Nigeria centrale il mese scorso, sono stati rilasciati dai loro rapitori e trasportati nella capitale. Purtroppo, rimane ancora sconosciuta la sorte di oltre 160 altri studenti e membri del personale rapiti nello stesso attacco.

Il rapimento di massa è avvenuto prima dell’alba del 21 novembre, quando uomini armati hanno fatto irruzione nella scuola primaria e secondaria cattolica St. Mary a Papiri, nello Stato del Niger, e hanno sequestrato 315 studenti – la maggior parte dei quali bambini di età compresa tra i 9 e i 14 anni – e membri del personale.

 

Una fonte delle Nazioni Unite ha riferito all’Agence France-Presse che sono in corso accordi per il trasferimento dei bambini alle autorità statali. I resoconti non specificano se il rilascio sia avvenuto tramite negoziazione, riscatto o intervento militare, e non sono disponibili informazioni sulle condizioni o sulla posizione degli ostaggi rimasti.

Circa 50 persone sono riuscite a fuggire poco dopo l’attacco. In seguito, le autorità hanno stimato che 265 ostaggi fossero stati portati nelle profondità delle foreste della Nigeria centro-settentrionale, dove i rapimenti a scopo di estorsione sono diventati diffusi.

Il mese di novembre ha visto una forte escalation della violenza armata, tra cui il rapimento di almeno due dozzine di studentesse musulmane, 38 fedeli e molteplici attacchi contro i civili nelle comunità rurali.

 

La Nigeria ha faticato a contenere la crescente minaccia rappresentata da diverse fazioni armate, tra cui ribelli jihadisti, bande criminali e milizie. La crisi dei rapimenti a scopo di estorsione si è trasformata in un’industria illecita strutturata, generando almeno 1,66 milioni di dollari tra luglio 2024 e giugno 2025, secondo un rapporto della SBM Intelligence di Lagos.

In risposta alla crisi di sicurezza, il presidente Bola Ahmed Tinubu ha annunciato un consistente ampliamento delle forze di sicurezza nigeriane a fine novembre: ha ordinato il reclutamento di 20.000 nuovi agenti di polizia, oltre ai 30.000 precedentemente approvati, e ha autorizzato l’assunzione di guardie forestali presso il Dipartimento dei Servizi di Stato.

Il Senato nigeriano ha tenuto un dibattito d’urgenza durante il quale i legislatori hanno definito il rapimento una forma di terrorismo e hanno proposto la pena capitale per i trasgressori. 

Gruppi per i diritti umani e analisti affermano che dietro l’ondata di attacchi ci sia un mix di attori jihadisti, bande di banditi e pastori Fulani armati.

 

Il rapporto World Watch List 2025 di Open Doors ha rilevato che 3.100 dei 4.476 cristiani uccisi a livello globale per la loro fede durante il periodo in esame si trovavano in Nigeria.

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha accusato le autorità nigeriane di consentire la violenza contro i cristiani nel paese, e ha minacciato un possibile intervento militare. Il governo nigeriano ha a lungo respinto le affermazioni secondo cui la violenza nel paese sarebbe di matrice religiosa, ma ha dovuto affrontare critiche da parte degli attivisti per i diritti umani, che lo accusano di non proteggere i propri cittadini da gruppi armati.

Uno dei primi casi di rapimento ad attirare l’attenzione internazionale si verificò nel 2014, quando Boko Haram rapì quasi 300 studentesse a Chibok, scatenando l’indignazione globale. Molte di queste ragazze risultano ancora scomparse e l’incidente continua a tormentare la memoria pubblica.

 

A seguito dell’attuale ondata di rapimenti gli aerei statunitensi hanno intensificato la sorveglianza sulle note roccaforti jihadiste nel nord della Nigeria. Un funzionario locale dello Stato di Borno ha dichiarato all’Agence France-Presse che i gruppi armati potrebbero tenere prigionieri gli ostaggi come forma di assicurazione, temendo possibili attacchi aerei statunitensi.