Giovani a Palermo: la società civile chiamata a un’ azione politica
In dialogo con Anna Ponente, direttrice del Centro diaconale “La Noce” dopo gli Stati generali sull’ infanzia e l’adolescenza convocati dalla società civile del capoluogo siciliano
«Si è trattato di un importante momento collettivo, una situazione di democrazia partecipata. Ed è stato soprattutto un atto politico, una chiamata alla corresponsabilità collettiva». Così Anna Ponente, direttrice del Centro diaconale valdese “La Noce” di Palermo, commenta l’iniziativa che ha portato a riunirsi per un lungo pomeriggio tutta la “società civile” del capoluogo siciliano. Di fronte al moltiplicarsi di episodi di violenza giovanile, di fronte a dati drammatici di dispersione scolastica (15,2% contro una media nazionale del 9,8), di disoccupazione giovanile (31,2%, il doppio della media italiana) un gruppo di associazioni e enti del terzo settore(fra loro proprio ”La Noce”) ha lanciato con urgenza la richiesta di una convocazione per una sorta di Stati generali dell’infanzia e dell’adolescenza. Le adesioni in pochi giorni sono cresciute in maniera esponenziale: dalle 10 realtà coinvolte si è giunti alle oltre 150. In pratica tutta la città, comprese le istituzioni pubbliche: prefettura, tribunali, forze dell’ordine, enti sanitari, politica locale e regionale, e con loro i vari attori che ogni giorno si trovano a fronteggiare le emergenze sociali del contesto urbano. Fitta la presenza anche di enti religiosi e fra loro in pratica tutta la rappresentanza protestante cittadina, dalle due chiese, valdese e metodista, al Centro “La noce” , dal Centro culturale Bonelli all’associazione “Pellegrino della Terra”.
«Questi dati non sono solo statistiche: sono vite sospese, futuri interrotti, porte chiuse», si sottolinea nel documento stilato per guidare la giornata dello scorso 1° dicembre. «Garantire a tutti i bambini e a tutte le bambine pari opportunità di apprendimento, cultura, sport e socialità è un impegno che riguarda l’intera comunità cittadina».
Le oltre 300 sedie del teatro della parrocchia San Filippo Neri di un quartiere simbolo delle difficoltà di questa città, lo Zen, sono risultate insufficienti per ospitare tutti i partecipanti, presenti in numero ben superiore, segnale dell’urgenza sentita di un cambio di rotta sul grande tema delle politiche giovanili. Ce lo conferma la direttrice de “La Noce”: «Non si tratta di un evento estemporaneo, ma vuole essere l’inizio di un percorso non più rinviabile, la cui necessità è sentita in maniera profonda da tutta la comunità. Una presenza così numerosa lo testimonia meglio di molte parole». Passo successivo sarà la stesura di un piano condiviso per l’infanzia e l’adolescenza capace di abbracciare tutte le modalità attraverso le quali si sviluppa la vita dei giovani: «Dai centri educativi e aggregativi nei quartieri, che oggi mancano in toto – prosegue Ponente – ai ripensamenti sulle politiche urbanistiche che hanno mutilato la città di piazze, parchi, luoghi pubblici di aggregazione. Lo svuotamento della legge Turco 285 poi, norma quadro per la promozione dei diritti e delle opportunità per infanzia e adolescenza, rappresenta il peccato originale che ha privato tutti i soggetti coinvolti di strumenti di pianificazione chiari in materia».
Sono moltissimi i temi sul tavolo, e tutti vanno affrontati insieme per un risultato finale che possa fornire speranza alla città. Serve dunque anche investire nella formazione e nel lavoro (45% di giovani non studiano e non lavorano, una delle percentuali più alte in tutta Europa), nella prevenzione, nell’educazione. «Si è alzato un grido collettivo per dire basta ai “progettifici” vuoti calati dall’alto attraverso bandi spesso lontani dalle reali necessità. Serve condivisione nelle scelte, questa la vera chiave. Vogliamo essere coinvolti, vogliamo mettere a disposizione le nostre capacità sviluppate in decenni di attività a fianco delle criticità di questa città. La politica deve ascoltare questo grido di aiuto e questa mano tesa alla collaborazione».
Non un documento per puntare il dito contro qualcuno dunque ma un invito chiaro ad un cambio di passo rivolto alla politica che in ultima istanza è la parte preposta a tradurre in norme quanto richiesto. Il testo finale è destinato a chi sta nella stanza dei bottoni. «Ci rivedremo – conclude Ponente-. Affinché questo lunghissimo pomeriggio fatto di tanti interventi appassionati si possa tradurre in risposte serie per i nostri giovani, Loro ci guardano e noi glielo dobbiamo».