Scherzi della memoria. Valdesi all’opera

La rubrica di Riforma. Storia e fede in un appuntamento mensile

 

Il 3 dicembre 1885, al Teatro Carignano di Torino, viene rappresentato Il Valdese, bozzetto lirico in un atto. È l’unica opera lirica realizzata in Italia a tema valdese (non protestante: basti pensare allo Stiffelio di Verdi). Trama: in val Luserna, verso il 1690, l’orfano Ferdinando, allevato dal montanaro Gianni, ne ama, riamato, la figlia Maria, che crede essere sua cugina. Ferdinando in realtà è figlio di un valdese, che vent’anni prima lo aveva affidato appena nato a Gianni. Poi, inseguito dai soldati savoiardi, era fuggito, trovando la morte in un burrone.

 

Un giorno, per vie diverse, i due giovani apprendono l’orrendo segreto, che si rivela un ostacolo insormontabile alla loro unione. Gianni è un devoto cattolico e ha giurato solennemente Mia figlia a un Valdese? Giammai! Maria propone a Ferdinando di fuggire insieme, ma egli, per non compromettere lei e Gianni, preferisce togliersi la vita, gettandosi nello stesso dirupo dove era caduto il padre.

 

La musica è di Ippolito Valetta, nato da famiglia nobile il 17 febbraio 1848 (!), critico musicale della Gazzetta Piemontese e fondatore dell’Accademia di Canto corale. Il libretto è di Ferdinando Fontana, poeta e commediografo milanese vicino alla Scapigliatura, tra l’altro autore dei libretti delle prime opere di Giacomo Puccini, Le Villi (1884) e Edgar (1889). La collaborazione di Valetta e Fontana fu occasionale (il bozzetto era stato scritto per un concorso): nessuno dei due aveva legami con il mondo valdese.

 

L’accoglienza fu tiepida, anche perché Valetta si era fatto molti nemici con le sue critiche e Fontana era un noto socialista. Il Valdese fu riproposto al teatro Carignano il 7 dicembre, poi non risultano altre repliche. Pur con le sue debolezze e incongruenze, l’opera ci lascia un bel messaggio di tolleranza: Quel Dio che invocan gli uomini/ D’odio non vuol l’incenso/ Ei che è l’amore immenso/ Leggi d’amor sol ha.