La giornata della Deputazione subalpina di Storia patria

Torino: nell’ambito dell’annuale incontro, anche l’assegnazione del premio “G. Bouchard”

 

Grazie all’impegno di Piera Egidi Bouchard il 25 novembre presso l’Archivio di Stato di Torino la Deputazione subalpina di Storia patria di Torino ha conferito il premio “Giorgio Bouchard” a Mario Cignoni nel pomeriggio del convegno, introdotto da Sergio Roda, presidente della Deputazione. Fondata nel 1833 da Carlo Alberto come Regia deputazione al fine di raccogliere antichi documenti riguardanti la storia dei territori dello Stato, pubblicarli e diffonderli presso le istituzioni storiche e gli studiosi in Italia e all’estero, dopo la parentesi del periodo fascista la Deputazione ha ripreso la propria attività scientifica e editoriale, che comprende il Bollettino storico-bibliografico subalpino.

 

Come nelle edizioni precedenti l’assegnazione del premio è stata associata a una conferenza, quest’anno tenuta da Andrea Nicolotti, docente di Storia del cristianesimo all’Università di Torino sul tema Uso propagandistico della Sindone da parte dei duchi di Savoia, una prospettiva non usuale su un oggetto controverso di cui si era interessato anche Carlo Papini (Sindone: una sfida alla scienza e alla fede, Claudiana, 2000).

Risale al 1453 l’acquisto della Sindone (attualmente conservata a Torino) da parte dei duchi di Savoia per diverse ragioni. Le reliquie erano un bene remunerativo dal punto di vista economico per via dei pellegrinaggi e delle offerte ma soprattutto dal punto di vista religioso come capitale simbolico, in quanto oggetti di devozione. Ma la reliquia – ha detto il relatore – può essere anche un potenziale strumento di propaganda utilizzabile per accrescere il prestigio dei suoi possessori e legittimarne il potere agli occhi dei circostanti quale dimostrazione di protezione divina. Questo si evince dall’uso pubblico e celebrativo che i possessori mettevano in atto senza contraddire la dimensione devozionale, ciò che i Savoia hanno fatto soprattutto nel ‘500-600, epoca in cui politica e religione, sacro e profano non erano molto distinguibili ma in cui comunque l’uso politico era incoraggiato per rafforzare la coesione sociale e l’obbedienza alla autorità costituita.

 

Il possesso di reliquie era visto come segno di benevolenza divina, indice tangibile della protezione che assicurava al proprietario e al territorio, strumento di legittimazione del potere politico e religioso. 

Quindi l’acquisto della Sindone ha un intento di autolegittimazione di casa Savoia. Il fatto che la Sindone fosse annoverata tra le reliquie della passione di Cristo era rilevante perché nel medio evo questa tipologia di oggetti era collegata all’idea della sovranità sul modello della maestà regale di Cristo sull’esempio della monarchia di Francia. In particolare la Sindone merita un culto di adorazione perché pretende di conservare le tracce del sangue di Cristo. È inoltre una reliquia che rimanda alla vera immagine del corpo di Cristo.

 

Nella intenzione dei Savoia però non c’era la estensione a tutti del suo godimento: la reliquia posseduta da un privato non deve costruire una identità comune ma sottolineare la distinzione personale e quindi la relazione tra Savoia e Sindone, pertanto invocata dalla letteratura devozionale, omiletica e iconografica (tra cui stampe celebrative delle ostensioni dove i Savoia comparivano accanto agli ecclesiastici). La Sindone è sempre stata legata alla famiglia Savoia (per volontà divina e anche con funzione apotropaica) e solo secondariamente – e in forma subordinata – alla chiesa torinese. Essa era visibile al popolo durante la Settimana santa, ma anche e sempre di più in relazione ad eventi legati a casa Savoia e a visite di altri regnanti. E ancora oggi, ha concluso Nicolotti, quando la dimensione devozionale sembra prevalente, la sua rilevanza viene modulata a seconda della funzionalità a un discorso di politica ecclesiastica cattolica, continuando così ad avere una valenza pubblica e temporale.

 

Le rotte del mare e la via dell’Evangelo

La genesi del libro premiato nelle parole dell’autore

 

Il testo che ha conseguito il premio, I figli del corsaro, è del 2023, e narra le vicende della famiglia Cignoni, un libro che, scrivevamo due anni fa, «vede il connubio dell’elemento marinaresco e armatoriale con quello della testimonianza all’Evangelo».

«Il libro – spiega l’autore – ha avuto una genesi articolata. Prima pensavo di scrivere un articolo su qualche bollettino storico, poi la penna mi ha preso la mano, ed è divenuto piuttosto una storia raccontata: documentata sì, ma forse non adatta in ambiente accademico. Allora, invece di correggerla, ho pensato di prolungarla nel tempo. Presenta la particolarissima vicenda di una famiglia di valdesi di mare, di fratelli della costa di Rio Marina. Il Comune stesso di Rio, dopo una complessa delibera formale, gli ha dato il suo patrocinio, come anche la chiesa valdese di Rio Marina. È stato presentato sia all’Elba sia a Roma – prosegue Cignoni –, ha avuto recensioni sulla stampa dell’Elba, sui quotidiani di Livorno e la Radiotelevisione della Svizzera Italiana (con Lucia Cuocci), valorizzando gli splendidi scenari dell’isola, e varie interviste, ne ha tratto una bella trasmissione. Ne è scaturita una relativamente buona distribuzione di copie».

 

Una storia familiare, intrecciata con quella dell’evangelismo a partire da quando in epoca risorgimentale (1853) Giovanni Cignoni, nativo di Rio Marina (Isola d’Elba), sposò la fede evangelica. Brigantini e golette partivano per ogni destinazione, in particolare verso il Sud America. Ma queste rotte si intrecciano anche con i nomi valdesi di origine valligiana. Per questo il testo è d’interesse, ed è arrivato il premio torinese: «L’anno scorso ho pensato di inviare il libro al concorso e, con una certa mia sorpresa, ha vinto il “Premio Giorgio Bouchard” della Deputazione Subalpina di Storia patria, e sono andato alla cerimonia nell’Archivio di Stato di Torino. Il nome storico della Deputazione Subalpina e quello di Bouchard, personalità del mondo evangelico italiano, hanno dato al libro un ulteriore slancio. Ora mi viene sollecitata una nuova edizione, ampliata. Ci penso».