I leader religiosi danno testimonianza viva della fede espressa a Nicea 1700 anni fa
Allo storico incontro presente anche il Consiglio ecumenico delle chiese
In una commemorazione del 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico, i leader religiosi si sono riuniti a Nicea, l’odierna Iznik, in Turchia, il 28 novembre per celebrare il 1700° anniversario del Primo Concilio Ecumenico nella storia della Chiesa.
Il segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec), il pastore Jerry Pillay, si è unito a al Patriarca Bartolomeo e a papa Leone XIV per un momento di preghiera ecumenico.
Davanti ai capi delle chiese e delle comunioni cristiane del mondo Pillay ha parlato di «Cosa significa Nicea per noi oggi. Senza dubbio, il Credo di Nicea è il più utilizzato e quindi il più importante credo cristiano comune. Oggi, la richiesta di una testimonianza comune delle chiese è resa ancora più urgente dalle sfide del nostro tempo, Confessare la fede nicena è accettare una vocazione: una chiamata a incarnare la verità che proclamiamo nelle nostre azioni. Nel corso della storia, la confessione di Nicea ha legato i cristiani attraverso culture e secoli. Nicea ci ricorda che la richiesta di giustizia e unità è particolarmente urgente nel contesto del mondo di oggi, La fede di Nicea non è una formula astratta ma una realtà vissuta, Il Concilio di Nicea fornisce anche una lente profonda per riflettere sul rapporto tra fede e potere. Siamo obbligati a esporre come le dottrine e le tradizioni sono state usate per giustificare l’oppressione» Pillay ha poi esortato coloro che si sono riuniti ad affrontare e abbracciare le mutevoli dinamiche della crescita e dello sviluppo cristiano. «Nel nostro Pellegrinaggio di giustizia, riconciliazione e unità, il Cec cerca di unire la nostra comunione mondiale di chiese non solo intorno alla nostra fede cristiana condivisa, che rimane il nostro centro vitale, ma anche negli interessi specifici della giustizia, dell’amore, della pace e della speranza» ha concluso.
Il patriarca Bartolomeo ha sottolineato la speranza espressa attraverso la sacra commemorazione, anche in un mondo caratterizzato da sconvolgimenti, difficoltà e divisioni. «Siamo qui per rendere testimonianza viva della stessa fede espressa dai padri di Nicea», ha affermato. «Torniamo a questa fonte della fede cristiana per andare avanti. La forza di questo luogo non risiede in ciò che passa, ma in ciò che dura per sempre»
Pillay ha condiviso un brano del Vangelo di Giovanni 17, che include un passaggio con una preghiera di Gesù spesso citata dal Consiglio Ecumenico delle Chiese: «Che tutti siano una sola cosa, come tu, Padre mio, sei in me e io in te». Papa Leone XIV ha riconosciuto che viviamo in un tempo segnato da molti segni tragici, ma siamo uniti da un legame profondo. «In questo modo, siamo tutti invitati a superare lo scandalo delle divisioni che purtroppo ancora esistono, a coltivare il desiderio di unità per il quale il Signore Gesù ha pregato e ha dato la sua vita. Oggi, l’intera umanità afflitta dalla violenza e dai conflitti invoca a gran voce la riconciliazione».
Bartolomeo e papa Prevost hanno firmato una Dichiarazione Congiunta in cui ringraziano per l’incontro fraterno di 1700 anni fa e per il presente. «Siamo convinti che la commemorazione di questo significativo anniversario possa ispirare nuovi e coraggiosi passi sulla via dell’unità» vi si legge. «L’obiettivo dell’unità dei cristiani include l’obiettivo di contribuire in modo fondamentale e vivificante alla pace tra tutti i popoli»: La dichiarazione incoraggia l’intera umanità a unirsi. «Sebbene siamo profondamente allarmati dall’attuale situazione internazionale, non perdiamo la speranza», si legge nella dichiarazione. «Dio non abbandonerà l’umanità».