L’opera di Dio Creatore
Un giorno una parola – commento a Genesi 2, 7
Dio il Signore formò l’uomo dalla polvere della terra, gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente
Genesi 2, 7
Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me! La vita che vivo ora nella carne, la vivo nella fede nel Figlio di Dio il quale mi ha amato e ha dato se stesso per me
Galati 2, 20
Il racconto della creazione ci presenta l’opera di Dio espressa nella formula: Dio disse e la cosa fu! Invece per il redattore del capitolo 2, Dio è un artigiano che impasta argilla e forma quello che verrà chiamato “uomo”, proprio perché è tratto dalla terra. Viene così rappresentata la creazione come l’opera simile a quella del vasaio. Costui, buttando l’argilla sul piano rotante, riesce con le mani a dare forma ad un impasto inerte. Ma l’opera di Dio Creatore non si ferma al lavoro delle mani per impastare la terra, ora agisce diversamente: gli soffiò nelle narici un alito vitale e l’uomo divenne un’anima vivente.
Da parte nostra non vi è stupore se l’azione di Dio Creatore è fare un pupazzo di terra. La meraviglia avviene quando Dio compie un secondo atto veramente unico e inverosimile: soffia sul pupazzo e così si forma un personaggio vivente, autonomo e libero di movimenti. Così ci viene detto che la nostra vita è dono di Dio altrimenti saremmo solo pupazzi di argilla!
Cosa vuole annunciarci questo antico racconto? Certo non ci interessa sapere il legame vitale esistente tra l’uomo e la terra, perché qui ci viene annunciato l’atto di Dio per l’umanità, un atto dettato dall’amore per questa umanità, un atto che deve far nascere in noi speranza, vita, gioia e riconoscenza. Il Creatore ci permette ogni giorno di uscire dal pupazzo per vivere nella libertà di agire nell’amore. Amen.