Sudan, catastrofe umanitaria
Disperati appelli per far cessare la drammatica guerra civile che sta sconvolgendo lo Stato africano
Come racconta Amnesty International le immagini satellitari di macchie di sangue sulle strade hanno scioccato l’opinione pubblica e hanno fatto tornare sotto i riflettori la più grave crisi umanitaria al mondo: il conflitto che dal 2023 sta mettendo in ginocchio il Sudan e in particolare la regione del Darfur. Le Forze di supporto rapido (Fsr), già oggetto vent’anni fa delle denunce di Amnesty per le violenze indiscriminate, hanno assediato e preso la città di El Fasher perpetrando atrocità contro la popolazione civile, in particolare contro donne e ragazze e popolazioni non arabe.
Il conflitto in corso in Sudan è iniziato nell’aprile del 2023. Ha causato l’uccisione di decine di migliaia di persone e 12 milioni di sfollati, dando luogo alla più grande crisi umanitaria al mondo. Le Fsr, il gruppo paramilitare che si sta scontrando con le Forze armate del Sudan (Fas), sta assediando El Fasher dal maggio del 2024.
Il 26 ottobre le Fsr hanno dichiarato di aver conquistato alcune zone di El Fasher, l’ultima grande città del Darfur ancora sotto il controllo delle Fas. Queste, il giorno dopo, hanno annunciato il loro ritiro.
A El Fasher viveva oltre un milione e mezzo di abitanti, comprese centinaia di migliaia di persone sfollate da altre zone del Darfur nei primi anni Duemila e durante l’attuale conflitto. Si stima che prima dell’attacco del 26 ottobre si trovassero intrappolate in città circa 260.000 persone.
Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), il pastore Jerry Pillay, ha espresso profonda preoccupazione per le notizie giunte da El Fasher: «I resoconti forniti da persone fuggite dalle ultime violenze, così come altre segnalazioni, indicano uccisioni di massa a sfondo etnico, altri crimini di guerra e crimini contro l’umanità e una. Attacchi con droni, bombardamenti di artiglieria e attacchi contro aree civili, tra cui moschee, campi profughi e rifugi, sono ampiamente segnalati e rappresentano una devastante escalation di sofferenza umana nella regione».
Tra le altre atrocità, si segnala l’attacco a una moschea nel quartiere di Al-Daraja di El Fasher, dove gli sfollati del campo di Abu Shouk avevano cercato rifugio. «Tali atti sono moralmente indifendibili e costituiscono gravi violazioni del diritto internazionale umanitario e dei diritti umani», ha affermato ancora Pillay. «Facciamo appello per la salvaguardia e la protezione delle vite e delle comunità nella regione». Pilay ha espresso solidarietà al popolo, alle chiese e alle comunità religiose del Sudan che continuano a sopportare difficoltà inimmaginabili a causa del conflitto, degli sfollamenti e della fame:. «Esortiamo la comunità internazionale, l’Unione Africana e le organizzazioni regionali a intensificare gli sforzi diplomatici e umanitari per porre fine alla violenza, proteggere i civili e garantire un’adeguata assistenza umanitaria a tutti gli sfollati e comunque colpiti dalla violenza. Come comunità di chiese impegnate per la giustizia e la pace, il Cec continua ad accompagnare il popolo sudanese nella preghiera e nella difesa dei diritti umani»·
I vescovi anglicani del travagliato Paese dell’Africa nord-orientale hanno chiesto un cessate il fuoco immediato e corridoi umanitari sicuri per la distribuzione degli aiuti.
I vescovi sono intervenuti da Kampala, in Uganda, dove erano riuniti per discutere del futuro della Chiesa nell’attuale situazione politica e bellica. «Chiediamo a tutte le parti in conflitto in Sudan di cessare immediatamente le ostilità», hanno affermato i vescovi, guidati dall’arcivescovo Ezekiel Kondo della Chiesa episcopale del Sudan, in una dichiarazione che ha anche ricordato i numerosi morti e gli sfollamenti di persone in diverse città e Paesi. «La guerra non porterà pace o sviluppo al Sudan. Il fuoco non si spegne con il fuoco: solo l’acqua può fare la differenza».
«Come pastori del popolo di Dio, esprimiamo profondo dolore e condanna per l’uccisione di massa di civili in tutto il Sudan, comprese donne e bambini, e per tutte le altre atrocità commesse da tutte le parti in Sudan», hanno dichiarato i leader religiosi.
Jan Engeland, segretario generale del Consiglio norvegese per i rifugiati, ha dichiarato il 30 ottobre che l’orrore che si sta verificando a El-Fasher è indescrivibile. «L’assalto delle Forze di supporto rapido contro i civili e il terrore inflitto alle famiglie che cercano di fuggire sono indicibili. I civili vengono bombardati, gli ospedali sono stati colpiti e gli operatori umanitari e i volontari locali sono presi di mira. È necessario un’immediata cessazione delle ostilità a El-Fasher e nei dintorni, e tutte le parti devono garantire la sicurezza degli spostamenti dei civili e l’accesso agli aiuti umanitari», ha affermato.
Al momento, nessun negoziato di pace specifico ha portato a un cessate il fuoco, ma i vescovi hanno elogiato tutti i gruppi che lavorano per la pace in Sudan. Hanno esortato tutte le parti in conflitto ad accettare i processi affinché il Paese possa raggiungere una pace duratura e completa. Inoltre, pur condannando i Paesi che alimentano la guerra, i vescovi hanno anche implorato la comunità internazionale di prestare urgente attenzione al conflitto, ponendolo tra le massime priorità per le azioni diplomatiche e umanitarie. «La Chiesa episcopale continuerà a fornire assistenza umanitaria a quanti sono stati colpiti dalla guerra e continuerà a pregare per la pace, la guarigione e la riconciliazione».
La guerra, iniziata il 15 aprile 2023, ha causato circa 12 milioni di sfollati, molti dei quali si sono stabiliti come rifugiati in Paesi come Sud Sudan, Ciad, Egitto, Uganda e Repubblica Centrafricana.