La Sicilia accoglie una nuova pastora di lingua italiana

Inizia il ministero della pastora Heidi Lengler, che guiderà le comunità luterane presenti nell’isola

 

Nata in Brasile da famiglia di origini tedesche e ordinata in Italia per servire in Sicilia, la pastora Heidi Lengler si considera una missionaria chiamata a creare comunità tra persone di lingue, culture e tradizioni religiose diverse. Una delle prime donne formatesi e ordinate al ministero pastorale in Italia, Lengler sta aprendo nuove strade, con l’obiettivo di diffondere il Vangelo e costruire ponti tra le persone. Come i suoi predecessori a Catania, Lengler è responsabile delle comunità luterane presenti sull’isola, ma a differenza loro svolgerà il suo ministero principalmente in italiano, la sua seconda lingua dopo il portoghese.

 

Arte, musica e servizio alla comunità

«La maggior parte dei membri delle nostre comunità sono persone anziane, spesso sposate con italiani rimasti nella Chiesa cattolica. Sto cercando di ascoltare le loro storie, di imparare e comprendere la realtà locale», racconta Lengler, ordinata a Roma il 7 settembre scorso. «Sono abituati a vivere e celebrare la fede in piccoli gruppi isolati, quindi una delle mie prime sfide è cercare di riunirli per capire insieme quali siano i bisogni più urgenti».

Nata a Estrela, nel sud del Brasile, Lengler ha studiato arte e teologia all’università, per poi insegnare per sedici anni nelle scuole luterane e statali della regione. I suoi bisnonni emigrarono dalla Germania al Brasile nel 1880, mantenendo un’identità fortemente luterana. Fin da giovane, Heidi ha vissuto intensamente la vita della Chiesa, assumendo ruoli di responsabilità nella pastorale giovanile, nei gruppi musicali e nelle attività di servizio alla comunità.

«Ero molto impegnata nella vita ecclesiale, ma fu una coordinatrice scolastica a chiedermi se avessi mai pensato a una vocazione pastorale», racconta. «Così sono tornata all’università in Brasile, ma poi ricevetti un invito a studiare per un semestre a Heidelberg, in Germania, e successivamente a Venezia, dove incontrai la Chiesa Evangelica Luterana in Italia (CELI). Mi offrirono un tirocinio e così conobbi le comunità luterane di Roma, Milano, Napoli e Ispra-Varese, al confine con la Svizzera italiana».

 

Una formazione ecumenica e interreligiosa

Gli anni di studio a Venezia coincisero con la pandemia di COVID-19, ma offrirono anche l’opportunità di conoscere da vicino la vivace realtà ecumenica e interreligiosa della città lagunare. Lengler ha frequentato l’Istituto di Studi Ecumenici e vissuto in un monastero francescano, unica donna in un ambiente interamente maschile. «All’inizio erano un po’ intimoriti da me, ma presto ci siamo abituati gli uni agli altri e mi hanno accolta con grande calore», ricorda. «Abbiamo anche creato un gruppo interreligioso con buddisti, induisti, ebrei e musulmani che si incontrava ogni mese per approfondire il dialogo interreligioso».

Quell’esperienza, spiega Lengler, è stata fondamentale per prepararla al lavoro in Sicilia, dove sono presenti ben 17 diocesi cattoliche e una significativa comunità ortodossa. «L’ecumenismo in Italia funziona bene», sottolinea, «e sono stata felice di accogliere tanti ospiti ecumenici alla mia ordinazione a Roma e alla mia installazione qui in Sicilia». Il suo desiderio è quello di rafforzare queste relazioni, «aprendo le porte e invitando altri a conoscere meglio la nostra comunità».

 

Una nuova vita in Sicilia

Dopo poche settimane dal suo insediamento, la pastora Lengler sta ancora imparando a orientarsi tra la cultura, i dialetti, la burocrazia e i ritmi di vita, spesso molto diversi da quelli del resto d’Italia. «Tutto ha un ritmo differente qui, e qualcuno temeva che mi sarebbe stato difficile adattarmi, soprattutto perché non ho ancora la patente italiana e muoversi sull’isola non è sempre facile», racconta sorridendo. «Ma non ho paura, e sto imparando molto sulla vita siciliana».

Tradizionalmente, i pastori inviati in Sicilia provenivano dalla Germania e officiavano in tedesco – una lingua che Lengler non parla fluentemente. «Continueremo a cantare inni e a pregare in tedesco, ma le prediche saranno in italiano. Molte persone presenti alla mia consacrazione erano felici di vedere una pastora che parla bene la loro lingua», riflette. «Spero che questo mi aiuti a raggiungere i familiari e ad avvicinare chi ancora non conosce la nostra comunità», conclude.

 

 

Photo: Aline Aurich