“No Kings”, proteste contro Trump

Anche molte chiese coinvolte nelle mobilitazioni contro l’autoritarismo del presidente degli Stati Uniti

 

Sabato scorso milioni di persone in diverse città statunitensi — da New York a Chicago, da Los Angeles a Durham — hanno protestato contro la presidenza Trump nell’ambito della grande mobilitazione No Kings. Il messaggio delle proteste riguarda il rischio che gli Stati Uniti stiano “scivolando nell’autoritarismo”, titola il Guardian.

L’ondata di cortei e presidi ha coinvolto reti della società civile, movimenti dal basso, associazioni per i diritti e comunità religiose. L’obiettivo: riaffermare che la democrazia americana non si inchina a nessun “re” e che il potere rimane nelle mani del popolo.

 

Alla mobilitazione hanno preso parte movimenti civici, sindacati, gruppi per i diritti economici e sociali, realtà LGBTQ+, organizzazioni interreligiose e numerose chiese, presenti non solo come sostenitrici ma come protagoniste. L’impegno è nella fede, come nella politica, per i diritti sociali, il lavoro, la dignità umana e la giustizia per tutte e tutti.

 

Durante una delle manifestazioni è intervenuto il pastore William J. Barber II, figura di riferimento del movimento per la giustizia sociale, presidente di Breach Repairers e co-presidente della campagna @unitethepoor/#PoorPeoplesCampaign.

“Non siamo persone che danno lealtà a un re. Noi siamo il popolo degli Stati Uniti d’America, impegnati per la libertà e la giustizia per tutti – ha detto Barber -. Marciamo insieme, siamo neri, siamo bianchi, siamo rossi, siamo gialli, siamo marroni, siamo la città, siamo il Paese, siamo giovani, siamo vecchi, siamo binari, siamo gay, siamo trans, siamo ricchi, siamo poveri, siamo musulmani, siamo ebrei, siamo cristiani, siamo persone di fede, siamo persone non di fede […] e ogni passo che facciamo è per la libertà e in perfetta unione: siamo una sola nazione radicata e consapevole che siamo creati uguali dal creatore. Quando una persona è eletta, è eletta per provvedere alla giustizia e promuovere welfare e serenità. Se non lo fai, sei anti-americano, immorale e ti sfidiamo”.

E ha aggiunto: “Non smetteremo di dire la verità. Non smetteremo di protestare in modo non-violento. Non smetteremo di votare”.

 

Sul piano simbolico, lo slogan No Kings — nessun re — richiama la storia costituzionale del Paese e rifiuta l’idea di un potere personale, carismatico o autoritario.

Le proteste richiamano al senso della democrazia americana, della partecipazione e della vigilanza civile, richiamando le istituzioni alle loro responsabilità, ribadendo che la sovranità non appartiene a un leader, ma a una comunità plurale e indivisibile.

 

“Il mio messaggio ai No Kings, mentre milioni di americani si riuniscono per la più grande manifestazione nonviolenta di massa nella storia degli Stati Uniti” – di William J. Barber, II

 “Oggi sono stato felice di partecipare al raduno No Kings a Durham, nella Carolina del Nord, uno dei quasi 3.000 raduni in tutta la nazione e in tutto il mondo che sarà probabilmente il più grande giorno di protesta di massa nella storia degli Stati Uniti”.