La benedizione, parola creatrice di Dio

Un giorno una parola – commento a Efesini 1, 3

 

Non temere, perché io sono con te e ti benedirò

Genesi 26, 24

 

Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che ci ha benedetto di ogni benedizione spirituale nei luoghi celesti in Cristo

Efesini 1, 3

 

Viviamo in un tempo di scarsità percepita. Non abbiamo mai abbastanza: tempo, energie, certezze, senso. E questa sensazione attraversa anche la nostra vita di fede. Preghiamo e sembra che le parole cadano nel vuoto. Cerchiamo Dio e lo sentiamo lontano. Ci chiediamo se stiamo facendo abbastanza, se crediamo abbastanza, se siamo abbastanza.

Ed è qui che le parole dell’apostolo Paolo ci sorprendono: “Ci ha benedetti”.” Passato. Compiuto. Già fatto. Non “vi benedirà se”, non “sarete benedetti quando”. Ma “ci ha benedetti”. È già successo. Prima che tu entrassi in chiesa. Prima che tu trovassi le parole per pregare. Prima ancora che tu nascessi.

 

Nella Bibbia, la benedizione è la parola creatrice di Dio che rende feconda la vita. Quando Dio benedice Abramo, gli dice: “Tu sei mio, io sono con te, attraverso di te agirò nella storia”. La benedizione è Dio che ti costituisce, che ti dice chi sei, che ti colloca in una relazione con lui che niente può spezzare. È una parola che crea realtà. È Dio che prende posizione su di te e dice: “Sì. Tu sei mio”.

E Paolo dice che questo è già avvenuto. “Nei luoghi celesti”: non un futuro lontano, ma una dimensione della realtà che coesiste con questa, più profonda di ciò che vedi. “In Cristo”: Cristo stesso è lo spazio dove Dio ha pronunciato il suo “sì” definitivo sull’umanità.

Questo è radicale. Significa che la tua identità più vera non dipende da come ti senti oggi, da quanto sei riuscito a pregare, da quanto è forte la tua fede. Dipende da una parola che Dio ha già pronunciato su di te in Cristo. Una parola che ti precede, che ti sostiene anche quando non la percepisci.

 

Questa tensione non si risolve. È già compiuto. Ma poi tocca a te vederlo, riconoscerlo, fidarti. Forse la benedizione non è qualcosa che “senti” ma qualcosa di cui ti fidi contro l’evidenza. Credere che quando Dio dice “tu sei mio”, quella parola regge anche nel vuoto, anche nel dubbio, anche nella fatica.

La libertà che ne deriva non è quella di chi ha risolto tutto, ma di chi può finalmente smettere di affannarsi. Se Dio ha già detto “sì” su di te in Cristo, puoi essere fragile, dubbioso, stanco. Non devi dimostrare niente. Puoi semplicemente vivere dentro quella parola che ti precede sempre.

Siamo benedetti. È già compiuto. Resta da crederlo. O forse anche solo da lasciare che questa parola ci cerchi, ci trovi, ci costituisca. Anche nella notte. Amen.