Quando arrivano i marziani?

La scomparsa quarant’anni fa (era il 1985) di Orson Welles che portò sul grande schermo una società americana malata 

 

Il 10 ottobre 1985 moriva a Hollywood l’attore, regista e sceneggiatore statunitense Orson Welles e oggi lo ricorda anche Rai Cultura.

 

Nato il 6 maggio 1915, conquistò il successo a 23 anni con lo spettacolo radiofonico tratto da un romanzo «La guerra dei mondi» era il 30 ottobre del 1938. La trasmissione, facendo credere che fossero atterrate negli Stati Uniti astronavi marziane, provocando così fra la popolazione scene indescrivibili di panico.

 

Alla fine, si conterà purtroppo anche qualche suicidio tra gli ascoltatori.

 

A 26 anni gira il suo capolavoro: Quarto potere, opera cinematografica considerata fra i dieci migliori film di tutti i tempi.

 

Quarto potere è un film che invece esplora il narcisismo, il vuoto di potere e la manipolazione dell’informazione, tutti temi che possono essere analizzati in chiave etica e che ci riguardano e ci invitano a riflettere sul mondo di oggi, capovolto, distopico, tanto più nell’era digitale dell’intelligenza artificiale.

 

Solo l’anno scorso Quarto potere è stato riproposto nei cinema mondiali grazie alla Wonder Pictures in versione restaurata dopo ottantatré anni dalla sua prima uscita.

 

Ispirato alla figura dell’imprenditore William Randolph Hearst (morto nel 1951) noto per aver costruito un imponente impero editoriale, il film racconta la vicenda del magnate dell’editoria Charles Foster Kane (Citizen Kane è il titolo originale di Quarto Potere) che muore abbandonato da tutti in una residenza vuota dall’esotico nome di Xanadu pronunciando un’enigmatica parola «Rosebud».

 

Mentre un gruppo di reporter indaga su cosa o chi possa essere Rosebud, il film si sviluppa in lungo flashback che ripercorre la vita di Kane: dalle umili origini, all’improvvisa ricchezza dopo che la sua famiglia eredita una miniera d’oro, fino alla creazione di impero dell’informazione che lo renderà sempre più solo e assetato di potere.

 

«Qual è la realtà più reale – si chiede e ci chiede Federica Marcucci su Wired –: quella che ci viene mostrata, che decidiamo di mostrare e che quindi va a rappresentare l’altro e noi stessi oppure quella che rimane celata agli occhi del mondo? Chi siamo davvero: chi diciamo di essere al mondo oppure quello che raccontiamo a noi stessi? Probabilmente l’essenza più profonda di ogni individuo è destinata a rimanere un puzzle – come quello che tenta di comporre la moglie di Kane, un enigma irrisolvibile agli occhi del mondo e in parte, anche a noi stessi.

 

Ascolta qui un programma su Welles di Alberto Anile disponibile su Rai Play Sound

https://www.raiplaysound.it/audio/2024/10/Secondo-me—Le-recensioni-di-Hollywood-Party—del-10102024-3721b630-0055-437e-91f0-554f70432037.html