La Buona novella. Uscire per restare umani

La rubrica della redazione dedicata alle buone notizie

 

Le piazze e le strade piene, strabordanti, rappresentano un bellissimo segnale in questi anni così difficili, una scossa vitale di fronte agli orrori cui dobbiamo assistere ogni giorno. Centinaia di migliaia di persone autoconvocate in nome della pace e della giustizia, in solidarietà con le sofferenze immani di un popolo intero che rischia la cancellazione.

 

Non cambierà nulla per loro, per chi soffre, si dice. È probabile che sia proprio così, dal momento che nulla è servito al momento a bloccare i disegni di morte di chi si trova nelle stanze dei bottoni. Non sono stati però nemmeno e soltanto momenti di consolazione collettiva per noi che viviamo nelle nostre tiepide case.

 

È stato altro. È stata una riappropriazione di spazi democratici che parevano scomparsi per vari motivi: la disaffezione nei confronti della “cosa pubblica”, gestita male per conto nostro da rappresentanti che paiono sempre più lontani dalla realtà; il proliferare di flussi di informazione che ci inondano, ci stordiscono e rendono meno necessario “l’uscire fuori” a cercare notizie, e che crediamo risolvano in questo modo la dialettica, il confronto; le crisi economiche che si susseguono e ci spingono versi più pressanti contingenze quotidiane.

 

Tutto vero. Poi a volte per fortuna c’è un click e torna il «restiamo umani» a scorrere come una scossa elettrica nella società, a obbligarci a dirci, e a dire: «adesso basta», a ricordarci che la Pace è «un vincolo che ci unisce», vero strumento di unità. Come convogliare quell’enorme energia vitale intergenerazionale in un’idea di futuro rimane la sfida da sempre più difficile. Ma non possiamo più fare a meno di accettarla quella sfida. Pena la scomparsa del genere umano.

 

 

Foto di Claudio Geymonat, 3 ottobre 2025