Torino. Cuore, fede e…organizzazione!
Da diversi anni la chiesa battista del quartiere Lucento cura un progetto di banco alimentare
Ogni mese, in ciascuna borsa di viveri distribuita, insieme alla pasta, ai biscotti, allo zucchero, l’olio… viene inserito anche un foglietto con una preghiera e un versetto biblico. Per questo mese di settembre il versetto scelto dice: «Confida nel Signore con tutto il cuore e non ti appoggiare sul tuo discernimento», tratto dal libro dei Proverbi. Mi fa uno strano effetto, in questo contesto, pensare di doversi appoggiare al cuore e alla fede… e non al discernimento.
In una piccola sala della chiesa battista di Lucento, a Torino, dalle 15 di questo martedì pomeriggio, arrivano una dopo l’altra le persone che usufruiscono del banco alimentare, per ritirare la loro borsa. Si mettono ordinate in fila nello stretto corridoio, aspettano il loro turno. Sì, c’è molto cuore e c’è molta fede, nel lavoro a favore di una quarantina fra singoli e famiglie, ma c’è anche tantissimo discernimento! Un lavoro organizzativo grande: la valutazione e selezione delle richieste, l’alternarsi dei turni dei volontari, la gestione del magazzino, la raccolta del cibo presso i supermercati, l’acquisto mirato dei prodotti che mancano. E infatti il giorno mensile della distribuzione arriva dopo uno sforzo organizzativo notevole, che è meno appariscente. Tutto avviene grazie al lavoro di un gruppo di volontari e volontarie. «È un aspetto fondamentale – spiega la pastora della chiesa di Lucento, Paola Zambon –: sono le volontarie e i volontari a occuparsi di tutte le fasi di cui il nostro progetto si compone. Il gruppo è molto affiatato, e le persone che ne fanno parte lavorano con entusiasmo, gratificate dalla sensazione di fare qualcosa che cambia, almeno un po’, la vita di altre persone».
Questo martedì pomeriggio, insieme alla pastora, c’è Loredana Richiardone che accoglie le persone per la distribuzione dei viveri; mi colpisce, in lei come in altri volontari, la solidità e la costanza. Da quanti anni fa questo lavoro? Non se lo ricorda precisamente. «Fin qui il Signore ci ha aiutati – dice –, vogliamo continuare a fare qualcosa di utile». Suo marito Valter Bruscaini, mancato improvvisamente pochi mesi fa, era una delle “colonne” di questo progetto, ne teneva le fila. Venuta a mancare questa figura, dopo una fase di disorientamento, il Consiglio di Chiesa ha riorganizzato il lavoro, ridistribuendo i compiti fra i volontari.
Molte fra le persone che arrivano oggi per ritirare i viveri, forse la maggior parte, sono donne. Alcune sono straniere: spesso la più anziana non parla bene l’italiano, a volte per niente, ma è sempre accompagnata da una donna più giovane che l’aiuta. «Noi cerchiamo di essere disponibili all’ascolto – spiega la pastora – rispettando la riservatezza e la storia di tutti. L’associazione Contrasto Povertà Italia è il nostro punto di riferimento per tenere i contatti con gli ipermercati presso i quali facciamo periodicamente la raccolta alimentare», aggiunge la pastora Zambon. Il banco alimentare è anche sostenuto grazie a un progetto Otto per mille dell’Unione cristiana evangelica battista d’Italia (Ucebi).
Il momento della raccolta alimentare presso i supermercati è davvero cruciale: lì la comunità in qualche modo si espone, entra in relazione con molte persone, chiede “fiducia”. Per altro la raccolta si tiene spesso in quartieri per niente agiati della città, dove ogni donazione ricorda “l’offerta della vedova”, il racconto evangelico della donna poverissima che dona tutto ciò che ha e non il superfluo.
Riprendendo il versetto di Proverbi citato all’inizio, dove sta allora la fiducia in Dio e dove il discernimento? Vanno insieme, in questa esperienza del banco alimentare a Torino. E il progetto va avanti, malgrado l’impoverimento progressivo della città e del quartiere in cui si trova la chiesa, malgrado situazioni di indigenza che diventano croniche e che la piccola chiesa battista di Lucento naturalmente non può e non pretende di poter risolvere, se non orientando queste persone verso i servizi sociali. Ma «fin qui il Signore ci ha accompagnati»: è proprio vero, Loredana!
Foto di Alessia Bruscaini