Ottant’anni fa la sentenza di Norimberga
Il 1° ottobre 1946 a Norimberga veniva emessa la sentenza nel processo che vedeva imputati 22 fra i maggiori gerarchi nazisti
«Iniziato il 20 novembre 1945, il processo di Norimberga termina con 12 condanne a morte, alcune pene detentive, dall’ergastolo a svariati anni di reclusione, tre assoluzioni. I reati riconosciuti sono terribili – ricorda Rai cultura con un breve video -: complotto e crimini contro la pace, crimini di guerra, crimini contro l’umanità. Vengono riconosciuti responsabili della morte di dieci milioni di persone, assassinate a sangue freddo, fucilate, soffocate con i gas, uccise per fame, stenti e torture nei campi di sterminio».
E proprio Norimberga fu anche un luogo, era il 15 settembre del 1935, nel quale la Germania di Adolf Hitler emanò due Leggi in coincidenza con lo svolgimento del congresso del partito nazista in quella città: «La legislazione tedesca – scriveva su Moked Mario Avagliano –, che già nei due anni precedenti aveva accolto al suo interno i germi del razzismo, imboccava così decisamente la strada della persecuzione degli ebrei, stabilendo la distinzione tra appartenente allo Stato e cittadino del Reich, che doveva essere “di sangue tedesco o affine” ed era per questo il solo detentore dei pieni diritti politici, e limitando i diritti degli ebrei in campo matrimoniale e domestico.
La “Legge per la cittadinanza del Reich”, la prima legge di Norimberga – si legge ancora –, previde l’esistenza di due gradi di cittadinanza. All’articolo 2 si stabiliva che soltanto chi ha sangue tedesco potesse essere considerato «cittadino del Reich» (Reichsbürger) e, come tale, beneficiare dei pieni diritti civili e politici; tutti gli altri erano declassati al rango di semplici “cittadini dello Stato” (Staatsangehöriger), cioè di sudditi.
La Legge per la protezione del sangue e dell’onore tedesco, ovvero la seconda “Legge di Norimberga”, stabilì all’articolo 1 che “i matrimoni tra ebrei e cittadini di sangue tedesco o affini” fossero “proibiti” e analogo divieto all’articolo due per le “relazioni extraconiugali tra ebrei e cittadini di sangue tedesco o affini”.
Era l’inizio dell’incubo, l’appiglio giuridico dal quale si svilupparono la legislazione successiva e l’isolamento e la persecuzione degli ebrei del Reich».