Marina Jarre, uno sguardo lucido sulla Storia (quello che ci manca oggi)
In vista del convegno per i cento anni dalla nascita della scrittrice, parliamo con Marta Barone, che ha curato la ripubblicazione di alcune sue opere per Bompiani
Fra pochi giorni (martedì 23 settembre) si terrà a Torino, al Polo del Novecento (piazzetta F. Antonicelli), un convegno a cento anni dalla nascita di Marina Jarre (Riga 21 agosto 1925 – Torino 3 luglio 2016), per iniziativa dell’Istituto torinese per la storia della Resistenza (Istoreto), della Società di Studi valdesi e del Polo del Novecento.
Abbiamo incontrato Marta Barone, una delle relatrici, nonché curatrice della recente ripubblicazione per Bompiani. Al momento sono usciti Negli occhi di una ragazza, I padri lontani e Ritorno in Lettonia, ma l’auspicio, ci spiega, è che in futuro vengano pubblicate anche le altre opere.
Intanto, la scelta dell’editore è già una dimostrazione dell’importanza dell’autrice e il convegno ne è ulteriore prova: «È importantissimo: da tanto si aspettava un momento di riconoscimento di questa scrittrice. Finora era stato tutto un po’ nebuloso, ora finalmente c’è questo evento importantissimo, a cui sono molto felice di partecipare, ma altrettanto felice di poter ascoltare gli altri interventi, perché il programma è veramente ricchissimo!», commenta Barone.
Dopo i saluti istituzionali di Alberto Sinigaglia, Gian Paolo Romagnani e Paolo Borgna, interverranno infatti, nella sessione mattutina, Gianna Cannì («Negli occhi di una ragazza. Per una lettura situata dei romanzi di Marina Jarre»); Davide Dalmas («La forma dell’ellissi. Pause, vuoti, reticenze nella narrativa di Marina Jarre»); Alberto Cavaglion («Sul concetto di “padri lontani” – in riferimento al romanzo del 1987 pubblicato da Einaudi); Andrea Jarre («“Tradurre senza tradire”: le vecchie e nuove traduzioni dei libri di Marina Jarre»); Patrizia Zappa Mulas («Essere a casa»); Maria Rosa Fabbrini («“Tra di noi, parole accoglienti”»); Massimo L. Salvadori («Ricordando una seconda madre e grande amica»).
Nella sessione pomeridiana, moderata da Luciano Boccalatte: Marta Barone («Legge Marina Jarre nel futuro»); Gian Luca Favetto («Tre letture. Marina Gersoni Jarre in tre libri e tre parole»); Renzo Sicco («“Fuochi”: per un riscatto della memoria valdese»); Piero Bianucci («“Furono pomeriggi piacevoli e intelligenti”: un ricordo di Marina Jarre»); Barbara Berruti («“Disobbedire adulti”. Clara e Annalisa nella Resistenza»); Pietro Jarre («Sulle carte di Miki, Sisi, Clara e Gianni: un viaggio imprevedibile dalla scoperta alla consegna»); Paola Olivetti e Daniele Gaglianone («Alle soglie di un’amicizia»).
Ma torniamo alla scrittrice: una figura ancora sottovalutata nel panorama letterario italiano del Novecento…
Continua Barone: «È qualcosa di incomprensibile, non ho ancora trovato una risposta precisa, ma è successo, e penso che la cosa importante in questo momento sia recuperarla come autrice, non necessariamente all’interno del “canone” (parlare di canone è sempre complicato), ma ricominciando a studiarla e a leggerla non come autrice di nicchia, ma in senso ampio, come è successo per altre autrici, che sono state riscoperte negli ultimi anni. È un po’ triste pensare che siano (quasi) sempre le autrici a dover essere riscoperte, ma questo è già un passo importante, dal punto di vista accademico e culturale».
Qual è il contributo più importante di Marina Jarre, nella sua produzione vasta ed eterogenea, secondo lei?
«Per rispondere a questa domanda, mi viene da richiamare il titolo della mia relazione al convegno, che sarà “Leggere Marina Jarre nel futuro”. Quando mi hanno chiesto di partecipare, la prima cosa che ho pensato è che molti altri interventi sarebbero stati di ricordo, ma mi sembra importante anche dire perché questi libri devono continuare a esistere, a sopravvivere, e che cosa ci daranno ancora. Penso che la cosa più importante e interessante, “attuale” (il termine non mi piace, ma serve a capirci), è il suo sguardo estremamente lucido su alcuni avvenimenti storici, penso ai suoi libri autobiografici, dallo sterminio degli ebrei, alla complicità dei lettoni, alle responsabilità personali, quindi il guardare l’umano nel suo complesso, con uno sguardo originale e “misto”, non solo di memoria, ma anche di indagine della memoria. Un’impressionante capacità di analisi, in grado di prendere le voci di altre persone, e qui penso ai “romanzi valdesi”, di utilizzare i documenti, gli archivi per raccontare la storia.
E ancora, la sua capacità di guardare la Storia, in un mondo come quello di oggi, in cui sembra che sia cominciata la settimana prima, è un valore che andrebbe riproposto, nella nostra letteratura.
Oggi ci sorprendiamo continuamente, di fronte alla Storia, perché abbiamo perso tutte le cinghie di collegamento con il passato, ma questo ci rende doppiamente fragili di fronte a quello che succede, siamo ancora più impotenti rispetto alla generazione precedente».
Pensando a questo rapporto con la Storia: definire Marina Jarre “scrittrice valdese” è riduttivo, ma questo background deve avere influito non poco… «Indubbiamente sì, poi nel suo caso si combina l’eredità valdese materna e quella ebraica paterna… due tradizioni fortemente legate alla Storia».
Ecco, parliamo un po’ anche della famiglia: pure la madre di Marina Jarre, Clara Coïsson, è una figura incredibile… «Nel convegno si saranno due interventi in merito, uno da parte del figlio Pietro che, lavorando sull’archivio [oggi donato, per volontà dei figli, all’Istoreto e a disposizione degli studiosi, nda], ha potuto recuperare notizie che finora erano parziali, e ricostruire questa figura impressionante, che ha aperto un’Università italiana in Lettonia, ed è stata un’importantissima traduttrice dal russo e dal tedesco per editori importanti come Einaudi. Ha anche partecipato alla Resistenza, ha fatto scelte di vita controcorrente, soprattutto per l’epoca… Anche lei è una figura un po’ scomparsa, questo convegno è un’occasione anche per recuperare la memoria di questa donna gigantesca».
Un invito, quindi, a partecipare al convegno, che si terrà a partire dalle 10 alla sala conferenze di Palazzo San Celso. Tutto il programma si può trovare a questo link.