La Francia non abolirà due giorni festivi

Passo indietro del neo premier Lecornu dalle scelte del suo predecessore di sopprimere due festività per far crescere il Pil

 

In un’intervista nei primi giorni del suo mandato il neo premier francese Sébastien Lecornu ha affermato di abbandonare l’idea di abolire due giorni festivi dal calendario lavorativo. La misura era stata proposta in estate dall’ oramai ex presidente del consiglio transalpino François Bayrou per realizzare risparmi era stata accolta molto negativamente dall’opinione pubblica. Le festività da tagliare in nome della produttività erano il lunedì di Pasquetta e l’8 maggio, data che in Francia ricorda la vittoria sul nazifascismo.

 

In un’intervista ai quotidiani regionali pubblicata sabato 16 settembre, il suo successore  Sébastien Lecornu, ha dunque annunciato di voler ritrattare la sua decisione. «Voglio risparmiare chi lavora. Per questo ho deciso di revocare l’abolizione di due giorni festivi», ha dichiarato .

 

Come ci aveva ricordato la teologa valdese Elisabetta Ribet in un articolo «Il lunedì dell’Angelo, festa civile in Italia dal 1947 e in Francia dalla decisione di Napoleone, nel 1801, di ridurre i giorni di celebrazione attorno alla Pasqua («per tenere sotto controllo il cristianesimo», ricordano alcune tra le principali testate giornalistiche, citando il quotidiano La Croix) non risulta, secondo alcune voci autorevoli del cristianesimo occidentale d’Oltralpe, tra le date intoccabili: peggio sarebbe se si fosse parlato del triduo pasquale, del 15 Agosto o dell’Ascensione. Eppure, “l’ottavo di Pasqua” ha una radice profondissima, che scava fino alle antiche tradizioni ebraiche di aggiungere un giorno alle celebrazioni più importanti. Come se a un certo punto la domanda dei discepoli, “rimaniamo ancora un momento qui”, dopo la trasfigurazione, avesse in qualche modo ottenuto una minima risonanza».

 

«L’8 Maggio è il giorno in cui si ricorda la vittoria degli Alleati sul nazismo – proseguiva Ribet –, e quindi la fine della Seconda Guerra mondiale. Impensabile anche solo evocare, in Francia, la soppressione dell’11 Novembre, data di memoria della fine del primo conflitto mondiale. A una prima lettura delle reazioni politiche e sindacali, la difficoltà maggiore si riscontrerebbe qui, più che su Pasquetta: l’8 Maggio, diventato festa nazionale nel 1953, fu poi soppresso dal generale De Gaulle nel 1959 e ripristinato, nel 1981, da François Mitterand. L’ipotesi ha fatto indignare tanto i sindacati nazionali, cristiani e non, quanto l’intero arco di appartenenze politiche, dal Parti Communiste, che ha immediatamente lanciato una petizione, al presidente del Rassemblement National, Jordan Bardella, che denuncia in questa proposta un attacco all’identità e alla storia del Paese».

 

Questo annuncio di Lecornu è stato immediatamente seguito da un avvertimento: «La revoca dell’abolizione dei giorni festivi richiederà la ricerca di altre fonti di finanziamento. Il dialogo con le parti sociali, la socialdemocrazia e la gestione congiunta devono funzionare. Mi impegnerò in tal senso. Ma ciò che facciamo deve fondamentalmente proteggere il lavoro».

 

Interrogato sull’attuazione della cosiddetta tassa di Zaccheo, l’imposta sui super-ricchi, il neo premier ha preferito evitare l’argomento. Si è semplicemente detto «pronto» a lavorare «senza ideologia su «questioni di giustizia fiscale e distribuzione degli oneri».

 

 

Foto di Pol di Wikipedia in francese