«Non c’è reato se vengono salvate vite»
Ennesima assoluzione per gli attivisti che occuparono un edificio per dare sostegno alle persone migranti
Occupare un edificio abbandonato può costituire reato, ma non quando l’alternativa è lasciare morire persone esposte al gelo e alla fame. Con questa motivazione sono stati assolti ieri 10 settembre13 attivisti dal Tribunale di Torino, imputati per l’occupazione della casa cantoniera di Oulx in alta valle Susa, in Piemonte, al confine con la Francia, Lo scorso novembre altri 19 attivisti erano già stati assolti anche in appello nel primo filone del processo.
Ora il giudice monocratico ha in sostanza confermato quanto già stabilito nel precedente procedimento e il processoè stato definito ancora prima di aprire l’istruttoria. Insomma ancora una volta lo stato di necessità viene considerato, come previsto dall’articolo 54 del Codice penale che recita che non può essere punito chi commette un reato per salvare sé o altri da un danno grave alla persona.
Difesi dagli avvocati Gianluca Vitale, Laura Martinelli e Elisabetta Montanari, gli attivisti hanno visto, in questo nuovo filone, costituirsi parte civile l’Anas, formalmente proprietaria dell’edificio occupato, che in realtà era abbandonato da anni ed era stato ribattezzato «Chez JésOulx» dai volontari che 24 ore al giorno cercavano di dare sostegno alle persone.
Dal 2018 fino allo sgombero del 2021 gli attivisti hanno offerto un tetto, un rifugio, cibo e sostegno a centinaia di migranti che ogni giorno si trovavano a transitare per quelle terre alpine, per far fronte alla carenza di posti letti disponibili, appena un paio nella vicina Bardonecchia e una ventina al rifugio solidale Massi. Il gelo invernale, i percorsi pericolosi, hanno portato alla morte almeno 15 persone.
Questa nuova sentenza rappresenta un nuovo riconoscimento di quanto la solidarietà debba prevalere rispetto ad altre considerazioni.