Cristiani criticano Seafuture: «mostra finalizzata all’esportazione militare»
Anche le chiese battista e metodista di La Spezia denunciano le ambiguità di un evento che appare finalizzato a promuovere armamenti
Associazioni laiche cattoliche e chiese riformate di La Spezia, fra loro le chiese battista e metodista, criticano Seafuture 2025, la “mostra internazionale che esibisce tecnologie innovative nei settori marittimo, della difesa e del duplice uso” prevista per fine mese.
In un comunicato, firmato da diverse realtà fra cui le chiese battista e metodista di La Spezia, le ACLI provinciali e i focolarini, si denuncia l’ambiguità dell’evento, che sembrerebbe più mirato alla promozione ed esportazione di armamenti che all’innovazione civile.
Nel testo si contesta la commistione tra settori militari e civili e la presenza di delegazioni provenienti da regimi autoritari o repressivi. Le associazioni chiedono che le istituzioni locali revochino il patrocinio e che non vengano coinvolti studenti senza un’informazione pluralistica. Ribadiscono, infine, il loro impegno evangelico per la pace, la riduzione degli armamenti e la promozione della nonviolenza.
Ecco il testo integrale:
Come Associazioni laicali cattoliche e Chiese Riformate crediamo nel desiderio di Dio di “ricapitolare tutte le cose in Cristo” (Ef. 1,10) e nella riconciliazione finale dell’umanità con il Padre in una fraternità definitiva della famiglia umana. Siamo per questo impegnati a vivere il Vangelo personalmente e comunitariamente ma crediamo anche che sia necessario che tutto ciò si esprima nella convivenza sociale e politica, operando nel presente i passi concretamente possibili in questa direzione.
Per questo vogliamo esprimere insieme, con un comunicato congiunto, il nostro pensiero critico su Seafuture, evento in programma dal 29 settembre al 2 ottobre prossimi all’Arsenale Militare Marittimo della Spezia.
Cos’è Seafuture?
La nona edizione di Seafuture, organizzata da Italian Blue Growth in collaborazione con la Marina Militare con il sostegno del Segretariato Generale della Difesa/Direzione Nazionale degli Armamenti (DNA), si presenta come “una mostra internazionale che esibisce tecnologie innovative nei settori marittimo, della difesa e del duplice uso” (civile e militare).
Un mostra finalizzata all’esportazione militare
Seafuture, secondo le dichiarazioni degli organizzatori, si caratterizza per essere una “business opportunity” in cui “gli espositori avranno l’opportunità unica di partecipare a incontri con delegazioni governative estere (B2G) e rappresentanti delle Marine Militari provenienti da tutto il mondo”. Non si tratta, pertanto, di una iniziativa che si rivolge alle esigenze interne della Difesa, ma è finalizzata a presentare prodotti e servizi ad un pubblico globale di leader del settore navale e rappresentanti militari e governativi di diversi Paesi del mondo.
In questo quadro, la presenza delle Marine Militari e delle Delegazioni Nazionali di paesi esteri viene considerata come un “fattore chiave” per “soddisfare le richieste del mercato estero della difesa”, favorendo processi di aggregazione e internazionalizzazione “per migliorare la competitività e accrescere la rilevanza complessiva del sistema industriale italiano sul mercato internazionale”. Un mostra, dunque, con spiccate caratteristiche commerciali finalizzata a promuovere l’esportazione di prodotti e tecnologie militari.
Commistione dei settori civile e militare
Da ciò deriva una fondamentale criticità che riguarda la commistione dei settori che contrassegnano Seafuture tradendo l’originale impostazione. Sono settori con caratteri, compiti e finalità differenti che, per le loro specificità, dovrebbero essere mantenuti separati. Mentre, infatti, una delle caratteristiche principali del settore delle tecnologie civili è la competitività industriale e commerciale, concorrenza e competitività non appartengono al settore della Difesa che, secondo il nostro dettato costituzionale, ha come compito specifico la promozione della sicurezza e della pace. Consideriamo perciò inaccettabile la tendenza, già dalle scorse edizioni, ad assimilare nell’ambito militare anche le iniziative riguardanti la “Blue Economy” e la mancanza di attenzione al problema della transizione ecologica.
Il settore militare e civile dovrebbero essere oggetto di eventi differenti e separati, regolamentati secondo le proprie normative anche in riferimento alle tecnologie a duplice uso (civile e militare) sottoposte alle norme europee e nazionali tra cui la legge 185 del 1990, legge promossa dalla società civile per regolamentare l’esportazione di armamenti, che chiediamo venga applicata con rigore e trasparenza.
Le Delegazioni dei Paesi presenti a Seafuture
Gli organizzatori riportano di aver invitato 140 delegazioni di Paesi esteri e di queste, ad oggi, avrebbero confermato la partecipazione a Seafuture 46 delegazioni di cui 40 rappresentanze di Marine Militari (Navy) e sei di Delegazioni Nazionali (NAD).
Scorrendo la lista delle rappresentanze rileviamo che, oltre alle dodici tra Marine Militari e Delegazioni Nazionali dei Paesi dell’Unione Europea, figurano le Marine Militari e Delegazioni Nazionali di quattordici Stati esteri che l’Indice di Democrazia redatto dalla Intelligence Unit del settimanale “The Economist” (qui il Report; qui una sintesi) definisce “Regimi Autoritari” (Algeria, Camerun, Gibuti, Egitto, Etiopia, Mauritania, Azerbaijan, Iraq, Kuwait, Qatar, Emirati Arabi Uniti, Vietnam, Pakistan e Arabia Saudita) e le Marine Militari di otto Stati che l’Indice di Democrazia definisce “Regimi Ibridi”, cioè regimi autocratici e repressivi (Ecuador, Messico, Perù, Costa d’Avorio, Tanzania, Tunisia, Bangladesh e Turchia). La Somalia, presente a Seafuture con una rappresentanza della propria Marina, non è classificata dall’Economist in quanto fino al 2024 è stato considerata uno “Stato instabile” e dal 1992 al 2023 è stata sottoposta misure di embargo e restrizioni sulle importazioni di armi e materiali militari che sono state rimosse dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite solo nel dicembre del 2023.
L’esatta metà delle delegazioni degli Stati esteri che parteciperanno a Seafuture è costituita da regimi autoritari e autocratici. Questo significa che, secondo gli organizzatori di Seafuture, i governi di questi Paesi sarebbero una controparte affidabile, rispettosa dei diritti umani e delle libertà democratiche, a cui esportare armamenti e sistemi militari. Riteniamo che questo sia inammissibile: nonostante questi Paesi non siano oggetto di misure restrittive sui trasferimenti di armi, tecnologie militari e a duplice uso, non dorrebbero essere invitati ad un mostra internazionale come Seafuture che è finalizzata al commercio di materiali militari.
La nostra visione di Seafuture
Nelle nostre coscienze e nella nostra visione, il futuro dell’industria navale e del mare non possono continuare a dipendere dalla produzione e dal commercio di sistemi militari sostenuti sottraendo risorse al settore civile. Il Mediterraneo deve essere un ponte di incontro tra i popoli e le culture, tra i centri di ricerca e tutte le realtà interessate a promuovere la tutela del mare, la sostenibilità ambientale, il turismo responsabile e lo sviluppo sostenibile nel rispetto dei diritti delle persone e dei popoli. Rispetto che vediamo negato dalle morti dei migranti in quel mare di cui si vorrebbe tracciare il futuro e dai respingimenti che li riportano nei paesi dove i loro diritti vengono calpestati mettendone a rischio la loro incolumità e la loro stessa vita stessa.
In considerazione di tutto questo, ci uniamo alle richieste espresse già in passato da diverse associazioni affinché Seafuture ritorni alla sua mission originaria: una manifestazione internazionale dell’area mediterranea dedicata a innovazione, ricerca, sviluppo delle tecnologie civili inerenti al mare, per promuovere la sostenibilità ambientale e sociale.
Il Patrocinio a Seafuture
La lista, disponibile sul sito ufficiale fino al 17 agosto scorso, riportava tra le 140 rappresentanze nazionali invitate a Seafuture quelle di altri “Regimi Autoritari” (tra cui Libia, Bahrain, Cina, Giordania, Libano, Oman, Kazakistan, Turkmenistan, Mozambico, Repubblica del Congo e Togo). Sono state inoltre invitate la Marina Militare e la Delegazione Nazionale di Israele: avrebbero rinunciato a partecipare, ma nei confronti delle rappresentanze di Israele – nonostante lo sterminio sistematico da parte delle forze armate israeliane perpetrato nei confronti della popolazione della Striscia di Gaza e del Territorio palestinese occupato – gli organizzatori di Seafuture non hanno mai revocato l’invito.
In considerazione di questa situazione che ha visto l’invito e vedrà l’ampia partecipazione di rappresentanze di regimi autoritari chiediamo alle Amministrazioni pubbliche che hanno concesso il Patrocinio a Seafuture (Regione Liguria, Comuni della Spezia, Lerici, Sarzana e Portovenere) di revocarlo. Riteniamo infatti che le Amministrazioni pubbliche dello Stato italiano non debbano in alcun modo promuovere eventi a cui partecipano rappresentanze militari, istituzionali e delle aziende militari di governi repressivi in modo particolare se questi eventi – come Seafuture – si caratterizzano per la promozione della vendita di armamenti e tecnologie militari.
Esprimiamo inoltre forte contrarietà riguardo ad ogni eventuale coinvolgimento degli studenti delle scuole secondarie in Seafuture per la mancanza di un’informazione completa e pluralistica sul significato dell’evento tale da permettere loro di valutare la sua trasformazione in rassegna degli armamenti navali promossa dal comparto industriale-militare.
Come Associazioni laicali cattoliche e Chiese Riformate, impegnate a vivere e testimoniare i valori evangelici di pace e riconciliazione, deploriamo il ricorso alla forza per la risoluzione dei conflitti e l’aumento delle spese militari e ci adoperiamo per promuovere la riduzione degli armamenti, la solidarietà tra i popoli e la cultura della nonviolenza.
Comunicato promosso dalle seguenti Associazioni laicali cattoliche e Chiese Riformate spezzine:
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ACLI Provinciali (La Spezia) – Marco Formato (Presidente)
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Associazione Mondo Nuovo Caritas (La Spezia) – don Luca Palei (Presidente)
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Azione Cattolica (La Spezia) – Stefano Lorenzini (Presidente)
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Betania Amici del Sermig Odv (La Spezia) – Giovanni Ricchetti (Presidente)
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Chiesa Cristiana Evangelica Battista (La Spezia) – Sandra Spada (Pastora)
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Chiesa Evangelica Metodista (La Spezia) – Massimo Marottoli (Pastore)
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Movimento Adulti Scout Cattolici Italiani (La Spezia) – Matteo Pucci (Magister)
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Movimento dei Focolari (La Spezia) – Alessandro Carrozzi (Referente)