Chi sono io, Signore?
Un giorno una parola – commento a II Samuele 7, 18
Chi sono io, Signore, Dio, e che cos’è la mia casa, perché tu mi abbia fatto arrivare a questo punto?
II Samuele 7, 18
Dopo che Lidia fu battezzata con la sua famiglia, ci pregò dicendo: «Se avete giudicato ch’io sia fedele al Signore, entrate in casa mia, e alloggiatevi»
Atti degli apostoli 16, 15
Anche oggi il testo biblico rivela uno sfondo costituito da una storia che si snoda nel tempo, e che è indicata dalla parola di Dio precedentemente annunciata a Davide: Sono stato con te dovunque sei andato, (v. 9 di questo capitolo). Cioè: “In tutta la tua storia abbiamo camminato insieme”. Per questo Davide non si isola ed è a Dio che chiede qualcosa a cui non sa rispondere da solo: “Chi sono io”?
Chi sono io? Domanda cruciale per la vita di tutti noi, alla ricerca della nostra identità. Domanda a cui spesso rispondiamo rivolgendo la ricerca all’interno di noi stessi, interiorizzando la nostra prospettiva e affrontando il problema nella sua dimensione psicologica. Prospettiva soggettivistica che si dice derivare dalla filosofia dell’interiorità di Agostino.
Ma Agostino, al fondo di se stesso, nel più intimo del proprio cuore trovava qualcosa, anzi qualcuno, che superava la sua intimità. “Più intimo del mio intimo” (Confessioni, libro 3), cioè “oltre il mio intimo”, cioè “in me ma al di là da me”. Qualcuno che non posso risolvere nella mia interiorità, anche in quella più profonda. E che non è a mia disposizione.
Come abbiamo visto in tanta parte della storia, e come vediamo nella storia di oggi, c’è chi, tra le persone potenti o celebri, pensa di essere arrivato in alto grazie a una forza che viene da sé, o dal proprio popolo, o dalla propria terra. Insomma, c’è chi vede la propria storia come un destino, una linea segnata. Senza sorprese.
Chi riconosce invece che la storia di tutti è un finito plurimo di eventi, volontà, desideri e speranze che si toccano, si separano, si spezzano e si ricompongono; chi sa che nel nostro fondamento non c’è una sola radice, è colui o colei che vede la propria identità non come qualcosa che si impone da sé ma qualcosa che si chiede ad altri. Come Davide che la chiede in preghiera. Amen.