«Ape: Ascoltare per esserci», secondo atto

Viaggio per l’Italia alla scoperta di chiese e progetti diaconali, edizione numero due: un bilancio

 

Quest’estate sarà ricordata, in positivo (fra tanti fatti negativi), come quella dei grandi eventi giovanili: il Grand Kiff in Francia, il viaggio di «Ecumene» in Inghilterra,… e la seconda edizione di «Ape: Ascoltare per esserci», viaggio alla scoperta delle realtà ecclesiastiche e diaconali italiane promosso dalla Tavola valdese. Rischio di sovrapposizione? Forse, in effetti, ammette la pastora Ulrike Jourdan, referente del progetto, «questo è uno dei temi su cui vorremmo lavorare, visto che i ragazzi non sono tanti, per essere più in sinergia». Ma la nota dominante è l’entusiasmo, espresso da ragazzi e accompagnatori, e la volontà che questi non siano “episodi”, ma tasselli di un percorso di fede.

 

Rispetto alla prima edizione ci sono almeno tre differenze, spiega Jourdan: innanzitutto il coinvolgimento battista (come partecipanti e accompagnatori), auspicato già durante lo scorso Sinodo. Poi la durata: da quasi tre settimane, si è passati a otto giorni: «La soluzione ottimale potrebbe essere una via di mezzo. È ancora un progetto in divenire, questo è il bello, si possono fare aggiustamenti in corso d’opera!», commenta la pastora.

 

Infine, quest’anno è stata chiesta una piccola quota di partecipazione, 100 euro, un segno di responsabilità personale, ma anche di aiuto da parte delle chiese: «Vorremmo davvero arrivare a ragazze e ragazzi che sono presenti nelle loro chiese locali e vogliono conoscere di più la chiesa a livello nazionale, “per esserci”», spiega ancora: «Uno degli elementi caratterizzanti di “Ape” è conoscere se stessi (oltre che la società e la chiesa), inclusa la dimensione della spiritualità. Non è facile trovare luoghi in cui sperimentare come ti senti, come vuoi esprimere la tua spiritualità… è stato un tema centrale in entrambe le edizioni. Al mattino e alla sera il gruppo partecipava a un “cultino”, inizialmente preparato dagli accompagnatori, mostrando modi diversi di esprimere la propria fede, poi i ragazzi stessi, a coppie, hanno preparato momenti di meditazione per il gruppo. Nelle comunità visitate, hanno incontrato modalità diverse… una grande ricchezza da vedere, da ascoltare, per chiedersi “perché facciamo tutto questo? Che cosa mancherebbe se non ci fossero chiese valdesi, metodiste, battiste…?”. Abbiamo incoraggiato i ragazzi a farsi avanti, a far sentire la loro voce, a prendere un posto in queste chiese…».

 

Incontriamo anche due delle accompagnatrici del gruppo, Anais Scaffidi Domianello e Thanchanok Belforte, che ci spiegano: «Ape è pensato come un viaggio di scoperta, di sé, della propria chiesa o di una “chiesa sorella”, quindi nel pratico siamo andati a vedere che cosa fanno queste chiese e opere diaconali, non solo in ambito valdese. Quest’anno abbiamo scelto Liguria e Lombardia, dove sono presenti molte realtà in questo senso. Per alcuni ragazzi, in particolare della iglesia hispano-americana di Genova, una tappa del viaggio è stata un po’ come tornare a casa e “farsi ospiti” rispetto al resto del gruppo. La valenza di essere in compagnia è stata importantissima».

 

Quali parole chiave vi vengono in mente per descrivere questa esperienza? Per Thanchanok, «preghiera, sinergia e rete». Per Anais: «fede, caldo, “amico segreto”. Quest’ultimo è un gioco che abbiamo fatto durante il viaggio: ognuno individuava una persona di cui avere cura, ma senza farsi scoprire: questo ci ha avvicinati molto, rappresenta i legami che siamo riusciti a curare. Alla fine, in una “cerimonia” molto intensa, abbiamo svelato i segreti». Per Ulrike la prima parola è «investimento, perché c’è stato un forte impegno finanziario, di forze ed energie per organizzare e condurre il viaggio, rispetto a un campo “stanziale”; dall’altra parte, però, direi gratitudine. Ci siamo chiesti che cosa si porteranno “dietro” i ragazzi, di questa esperienza: se anche solo due di loro vorranno impegnarsi nella chiesa, avremo raggiunto un buon risultato! Noi stiamo seminando, speriamo che germogli e nasca qualcosa!».

 

A questo link il racconto del viaggio con le testimonianze di alcuni partecipanti, accompagnatori e accompagnatrici.