Sinodo valdese: riconoscere lo Stato di Palestina, stop alla tragedia in corso

Due ordini del giorno dell’assise delle chiese valdesi e metodiste denunciano il dramma in corso a Gaza e nei Territori occupati

 

Porre fine alla tragedia in corso nella Striscia di Gaza e in Cis Giordania, terminare l’occupazione illegale dei Territori palestinesi, dare voce e sostegno a chi in Israele si impegna a costruire la Pace, appoggiare azioni di boicottaggio di “banche armate” e prodotti israeliani, condannare le distorsioni del testo biblico messe in atto dal cosiddetto “sionismo cristiano”.

 

E poi ancora: dare mandato alla Tavola valdese (l’organo esecutivo dell’Unione delle chiese valdesi e metodiste) affinché chieda al governo italiano di riconoscere lo Stato di Palestina; interrompere la fornitura di armi e ogni sostegno alla politica genocidaria dell’attuale governo israeliano; sostenere pienamente il Diritto internazionale e le istituzioni preposte alla sua tutela; favorire l’apertura di corridoi umanitari e sanitari, anche con il contributo dei fondi dell’Otto per mille della Chiesa valdese.

 

Sono alcuni dei punti chiavi di due ampi ordini del giorno approvati ieri a larghissima maggioranza dal Sinodo delle chiese valdesi e metodiste riunito a Torre Pellice (To) fino a domani 27 agosto.

 

Una discussione sentita, durata in sostanza lungo due sessioni di lavoro; due testi «forti perché così richiede la situazione, il dramma in corso» è stato detto nel corso del dibattito.

 

Gli Odg chiedono al contempo la liberazione degli ostaggi israeliani e palestinesi, denunciano ogni forma di ideologia suprematista e apartheid, condannano gli estremismi, esprimono vicinanza alle comunità cristiane in Palestina e sostengono le posizioni dei vari costruttori di pace. Tutto nella scia di varie posizioni espresse anche da organismi cristiani internazionali, in particolare il Consiglio ecumenico delle chiese e la Comunione mondiale di chiese riformata.

 

Si è trattato di un ampio e articolato dibattito, vibrante di sdegno e dolore, un necessario segnale alla società civile di vicinanza alle sofferenze di un intero popolo che rischia lo sterminio.

 

 

Foto di Martina Caroli