L’unificazione delle testate
Fra i prodotti dell’unione fra le chiese metodiste e valdesi vi è stato anche un giornale per l’evangelismo in Italia
Stiamo pubblicando questa settimana una serie di articoli dedicata ai 50 anni dal Patto che ha visto unirsi le chiese metodiste e valdesi. Oggi con due articoli raccontiamo come i giornali evangelici seguivano le varie tappe del percorso verso l’unione.
Il Patto di integrazione fra chiesa valdese e metodista fu seguito, ovviamente, dai giornali evangelici, ma con un motivo in più: a seguito dell’integrazione, vi fu anche l’unificazione delle testate.
Il numero dell’Eco – Luce successivo al Sinodo e alla Conferenza del 1974 (6 settembre) racconta a firma del direttore Gino Conte l’iter di quella che viene definita «l’integrazione che parte subito», cioè «la confluenza di “Voce metodista” ne “L’Eco – La luce”. Un gruppo di lavoro costituito dal direttore di “Voce metodista”, past. Mario Sbaffi e dal past. Valdo Benecchi, e dal comitato di redazione de “L’Eco – La luce”, ha avuto una serie di riunioni e ha tracciato alcune linee per il periodico comune, che inizierà con il 1° gennaio prossimo». Ecco perché questa integrazione della stampa parte subito!
È il momento in cui «Il periodico ufficiale della Chiesa così come essa risulta dall’integrazione valdo-metodista viene intitolato “La luce” con il sottotitolo “settimanale delle chiese evangeliche valdesi e metodiste”. Tale periodico avrà un’edizione con la testata “L’Eco delle valli valdesi”, fermo restando il predetto sottotitolo e il contenuto».
È la soluzione che durerà fino a tutto il 1992, quando nascerà Riforma, ora registrato come Riforma – L’Eco delle valli valdesi, in base a un’altra di quelle decisioni che tante chiese sorelle, non solo in Europa, ci invidiano: la capacità di mettersi insieme, in quest’ultimo caso con anche le chiese facenti capo all’Unione delle chiese battista in Italia.
Il pastore Mario Sbaffi, nell’ultimo numero del 1974 scrive: «… questo è uno dei segni visibili del cammino di integrazione globale fra le nostre due chiese». Dopo 24 anni di attività di Voce metodista, dunque, l’augurio è che «il settimanale unificato non solo abbia il pieno appoggio dei nostri lettori ed abbonati, ma che esso accentui sempre più quel carattere “evangelico” e biblico nel quale tutti i membri delle nostre chiese possano ritrovarsi…».
Il commiato della testata si esprime con le parole dell’apostolo: «“Ora, a Colui che può mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente al di là di quel che domandiamo o pensiamo, a Lui sia la gloria nella Chiesa e in Cristo Gesù, per tutte le età, nei secoli dei secoli” (Efesini 3, 20,21)».
E allora, passando al n. 1 del nuovo settimanale (10 gennaio 1975), «che significa oggi evangelico?». Se lo chiede un editoriale di prima pagina che prosegue: il giornale «vuole ispirarsi alla meditazione dell’Evangelo di Gesù Cristo, riviverne il messaggio, coglierne il senso per la vita di oggi». «Questo significa che la lettura dell’Evangelo che cercheremo di fare su queste pagine sarà fatta alla luce della fede vissuta dalle generazioni evangeliche che ci hanno preceduto», a partire dalle chiese nate dalla Riforma. «Questo non significa – prosegue l’articolo – che intendiamo restare sempre come siamo stati, cioè senza cambiamenti, aggrappati alla nostra tradizione confessionale, ma essere quello che siamo stati». Quello che eravamo stati (e state), anche in chiese diverse, ma con l’autenticità che viene dalla sequela: ed era questo, allora come oggi, un altro modo per affermare il senso dell’integrazione.