L’approvazione definitiva sulla stampa evangelica
1975. Un articolo analitico e un commento sull’“Eco delle valli valdesi/La luce” valutavano l’integrazione fra le chiese metodiste e valdesi
Stiamo pubblicando questa settimana una serie di articoli dedicata ai 50 anni dal Patto che ha visto unirsi le chiese metodiste e valdesi. Oggi con due articoli raccontiamo come i giornali evangelici seguivano le varie tappe del percorso verso l’unione.
All’indomani del Sinodo 1975 L’Eco delle valli valdesi/ La luce commenta con due articoli in prima pagina (5 settembre) l’approvazione definitiva del Patto di integrazione. Un articolo, analitico, a firma di Bruno Bellion, espone le ragioni e il senso ultimo dell’atto sinodale, che ha richiesto una lunga discussione legata a questioni regolamentari. Una procedura forse pesante, ma d’altra parte – osserva Bellion – «… lo Spirito è spirito di libertà e non di anarchia o di confusione, per cui anche il tempo dedicato a regolamentare la vita della chiesa in maniera chiara e precisa è tempo speso bene. E crediamo che sia stato compiuto un buon lavoro, soprattutto in un momento di passaggio da una situazione consolidata ad una situazione nuova e complessa»: tale era, infatti, la nuova situazione che prendeva le mosse con il Patto precedentemente approvato dal Sinodo e dalla Conferenza metodista nelle sedi separate delle rispettive sessioni, in vista di un «arricchimento reciproco delle chiese colla valorizzazione degli elementi caratteristici dell’una e dell’altra».
E a questo proposito davvero l’articolo si sposa con il commento impaginato a fianco, a firma del pastore Giorgio Tourn, subentrato nella direzione del giornale, a inizio anno, al collega Gino Conte. Con il Sinodo 1975 viene segnata una «tappa importante nella storia dell’evangelismo italiano, per due motivi». Si tratta innanzitutto di una «convergenza fattiva, reale, non sentimentale», ma qui comincia una emozionante rievocazione “retrospettiva”: «In un certo senso la sessione congiunta dello scorso anno [chiese valdesi in Sinodo, e, parallelamente la Conferenza metodista nei locali del Collegio, con alcune sedute congiunte, ndr] dello scorso anno era stata più emozionante, si sentiva nell’aria un certo entusiasmo, c’era nell’animo di tutti una innegabile emozione; quest’anno le cose sono state più tranquille, più normali, quasi amministrative. Eppure se lo scorso anno si poteva vivere nell’atmosfera della speranza quest’anno ci si è messi in cammino, se lo scorso anno si poteva sognare ora ci si è avviati su una strada da cui non si torna indietro. Le decisioni sembrano essere di mera organizzazione m creano ormai il volto delle nostre chiese di domani». Se fino allora «le opere, le missioni, le chiese si sono sovrapposte le une alle altre o peggio si sono scontrate», ora «questo livello è stato superato».
Poi c’è un secondo motivo per cui il 1974/75 è un punto di svolta: «le due chiese camminano insieme mettendo in comune i propri doni. Non è solo l’isolamento che viene superato, è l’orgoglio, la sufficienza di ognuno (…). Siamo sempre stato sicuri di noi stessi, delle nostre idee, delle cose che abbiamo fatto e pensato, si tratta ora di accogliere anche le altrui esperienze (…) Quali esperienze ci riservi il futuro non sappiamo prevedere ma quello che il Signore ci ha dato di fare è ormai per noi acquisito».