Insediamenti: una «traiettoria distruttiva»

Il Consiglio ecumenico delle Chiese esorta la comunità internazionale a contrastare i piani di insediamento nei Territori occupati

 

Il segretario generale del Consiglio ecumenico delle chiese (Cec), Jerry Pillay, ha commentato i piani del governo israeliano che prevedono la costruzione di circa 3.400 nuove abitazioni nell’area E1 della Cisgiordania occupata e ha sollecitato uno stop a questa traiettoria distruttiva e illegale.

 

«Tali insediamenti sono proibiti dalla Quarta Convenzione di Ginevra, oltre ad essere illegali, sono ingiusti, incompatibili con la pace, antitetici ai legittimi interessi dello Stato di Israele, un ostacolo alla soluzione dei due Stati e alla creazione di uno Stato palestinese sostenibile – proprio come afferma la risoluzione 2334 (2016) del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite», ha detto ieri Pillay. «Per molti anni, gli appelli del Cec e di molti altri membri della comunità internazionale – ha proseguito il segretario generale – tesi al “congelamento” di tutte le costruzioni e all’espansione illegale degli insediamenti, sono rimasti inascoltati».

 

Pillay, inoltre, ha esortato tutte le persone di buona volontà a comprendere che «tali piani, sono tentativi deliberati di ostacolare e frustrare le tardive iniziative dei membri della comunità internazionale volte a riconoscere lo Stato di Palestina e a rilanciare la soluzione dei due Stati. Il Cec – ha concluso Pillay –, esorta la comunità internazionale a affrontare e a far invertire questa traiettoria distruttiva tracciata dal governo di Israele, e sollecita tutte le chiese membro del Cec ad intensificare la loro attività di advocacy e di azione per una pace giusta per tutti i popoli della regione – israeliani e palestinesi, ebrei, musulmani e cristiani – fondata sul riconoscimento degli uguali diritti umani e della dignità intrinseca data da Dio a tutti».