Vivere nella pace
Un giorno una parola – commento a Luca 7, 38; 50
O Signore, ascolta la mia preghiera, porgi orecchio al mio grido; non essere insensibile alle mie lacrime
Salmo 19, 12
Stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l’olio. Gesù disse alla donna: La tua fede ti ha salvata; va’ in pace
Luca 7, 38; 50
Opere sì, opere no. Un dibattito teologico senza fine, pare. Ma qui Gesù rimanda tutto al mittente dicendo: la tua fede ti ha salvata. Mentre la donna non ha fatto un discorso, non ha risposto a domande di catechismo, semplicemente ha curato i suoi piedi con le lacrime, con i capelli, con dei baci e con dell’olio. Lo sappiamo comunque, spesso un gesto, un’azione dice più di mille parole. Non per niente la parola ebraica dabar significa “parola” e “azione”, cioè la parola fatta.
Che la parola e l’azione vanno insieme è sottolineato dalle lacrime della donna: lacrime di pentimento, lacrime di conforto, lacrime di liberazione. Lacrime che costano un bel po’, come suggerisce il vaso di alabastro pieno di olio profumato. La sua azione è chiaramente espressione di ciò che sente dentro di sé.
Una peccatrice, quindi una persona che vive lontano da ciò che Dio ha in mente per noi. La sua vita prima di questo gesto non rispecchiava le relazioni giuste che ci devono essere fra le persone. Le sue lacrime indicano un profondo cambiamento. E alla fine arrivano le parole liberatrici: “va’ in pace”.
Che parole sorprendenti da dire a chi fino a poco prima viveva nel disprezzo, nel giudizio. Gesù la accoglie, e questa accoglienza trasforma. Le offre una nuova direzione di vita, una nuova vita in mezzo a tante relazioni ingiuste. Una vita che non è più schiacciata dal passato, ma liberata, resa capace di camminare nella pace. Quella pace che nasce dal sapere di essere amati, accolti, perdonati. Quella pace che forse inquieta chi non ha mai avuto bisogno di perdono, o ha creduto di non averne bisogno. Perché il vero scandalo, in fondo, non è il peccato della donna, ma la libertà del perdono di Dio.
E tuttavia una domanda rimane e ve la lascio per riflettere: come avranno reagito le persone che ella incontrava dopo? Esprimevano ancora disprezzo? O l’azione di Gesù ha liberato anche loro? Amen.