«Fermatevi»

Il comunicato del Segretariato attività ecumeniche in relazione alla situazione in Medio Oriente

 

«Viviamo un tempo di pesante violenza diffusa: sempre più numerosi sono i soggetti della politica internazionale che assumono linguaggi e comportamenti aggressivi e nazionalistici, destabilizzando le forme della convivenza, violando i diritti di uomini e donne – e le loro stesse vite – e contribuendo al degrado ambientale». Così apre un comunicato firmato dal comitato esecutivo del Sae. il Segretariato attività ecumeniche in relazione alla situazione in Medio Oriente.

 

Ecco come prosegue il testo: «Ciò si manifesta in particolare nella guerra, che un lungo percorso di consapevolezza ha portato le chiese e i-le cristiane a rifiutare come mezzo di risoluzione dei conflitti: essa non è una condizione umana “naturale”, né parte della volontà di Dio per l’umanità. Eppure, in molti contesti i frutti di morte e distruzione di tali pratiche colpiscono pesantemente questa e le future generazioni: è proprio dalla voce delle vittime che il Comitato Esecutivo del SAE (Segretariato Attività Ecumeniche – APS) si sente chiamato a intervenire.

Un luogo in cui tale realtà si manifesta con particolare drammaticità è Israele/Palestina. Avvertiamo il dolore profondo per una macchina da guerra che a Gaza e nella strage del 7 ottobre ha provocato la morte di decine di migliaia di bambini, sia ebrei che palestinesi. La ferocia delle stragi ha esasperato logiche di disumanizzazione dell’altro.


La guerra condotta a Gaza dal governo Netanyahu viola ogni principio umanitario, specie nei confronti dei civili. In nessun modo essa può essere vista come legittima difesa nei confronti del disumano pogrom del 7 ottobre 2023, né la giustifica il persistente rifiuto del rilascio degli ostaggi. La realtà di Hamas, d’altra parte, si rivela come un regime dispotico, che rifiuta la stessa esistenza di Israele, che promuove la violenza e opprime lo stesso popolo palestinese. Tale situazione favorisce poi una rinnovata diffusione anche in Occidente di forme aggressive e violente di islamofobia e la ripresa degli stereotipi secolari del pregiudizio antiebraico.

Esprimiamo la nostra ferma condanna per tutti i comportamenti violenti, chiedendo la sospensione immediata delle ostilità e l’avvio di trattative per il raggiungimento di una pace accettabile per tutte le parti.


Viviamo la speranza che ci siano ancora sprazzi di umanità grazie ai volontari che ancora forniscono cibo e cure mediche a Gaza, grazie ai giornalisti che non smettono di informare il mondo, grazie alle voci ebraiche che chiedono l’immediato cessate il fuoco. Affianchiamo e sosteniamo ebrei e palestinesi che cercano ancora il dialogo nel quadro di una pace giusta. Chiediamo che la fame e la sete non siamo usate come strumenti di guerra, che ci sia accesso alle cure sanitarie, che ci sia rifugio per i civili dalla paura. Sogniamo che il volto dell’altro-a, riconosciuto come umano, fermi la guerra, ogni guerra. Invochiamo una pace giusta e una economia di pace e di vita.

Siamo in ascolto delle parole dei cristiani-e delle città nei territori occupati, e in particolare a Taybeh, che chiedono semplicemente di poter vivere in pace, contro le logiche di colonizzazione e pulizia etnica.
Con loro ripetiamo le parole del profeta Amos: “scorra invece il diritto come acqua e la giustizia come un torrente perenne”».