La vita in alpeggio

Estate in montagna per gli animali, cura del territorio e amore per gli alpeggi

 

Le mandrie di vacche e le greggi di pecore e capre sono ormai salite in alpeggio.

È il rito che si ripete con l’arrivo dell’estate in tutte le valli alpine. Il suono dei campanacci riecheggia fra le conche montane: i mesi estivi sono caratterizzati dalla salita, dalla discesa e dai tre mesi in quota.

 

Sembrano situazioni uguali su tutta la catena alpina; eppure le differenze sono tante e vale la pena sottolinearle.

Nella maggior parte degli alpeggi, dalla val Susa alle valli cuneesi, le mandrie arrivano davvero dalla pianura, molta manovalanza è straniera, in molte situazioni non si munge più: è una pratica che costa fatica, ha ritmi più serrati; più semplice dedicarsi all’allevamento da carne.

Certo le aree dove negli anni si è riusciti a valorizzare determinati tipi di formaggio hanno visto sorgere col tempo, caseifici d’alta quota. L’installazione circa 30 anni fa di piccole centraline idroelettriche e in tempi più recenti di pannelli fotovoltaici producendo energia elettrica consente l’uso di mungitrici, soprattutto di avere adeguati frigoriferi per lo stoccaggio del latte e dei prodotti derivati.

 

In alcune valli (e qui la val Pellice ha un primato assoluto) la grande maggioranza delle aziende che salgono in montagna nelle altre stagioni sono collocate pochi km più a valle, a volte negli stessi Comuni dove vanno ad alpeggiare. Sarà anche per questo che la maggior parte delle transumanze avviene rigorosamente a piedi, sulle strade di fondo valle e poi sui tratturi in quota che in certi casi si trasformano in stretti sentieri.

Altrove la salita avviene per lunghi tratti sugli appositi camion per il trasporto animali.

Tutto questo mondo si conferma anche grazie alla lungimiranza dei Comuni che invece di lucrare sugli affitti degli alpeggi preferiscono mantenere un rapporto sincero e franco con gli allevatori.

Il concetto è: se l’alpigiano sa di poter tornare su quel pascolo per più anni, ne avrà maggior cura.

La teoria è questa; e in molti casi anche la situazione pratica e reale. Perché si dovrebbe quasi stabilire un patto: l’ente locale ti aiuta fornendoti servizi ed occasioni di valorizzare i tuoi prodotti, e tu alpigiano svolgi quella manutenzione di base del territorio, ti impegni, fermo restando il tuo diritto di difendere le greggi dal lupo, a consentire il transito dei viandanti sui sentieri segnalati.

 

C’è un mondo che si muove intorno all’alpeggio. Un mondo che comprende uomini e donne con i capelli bianchi e la schiena piegata da decenni di lavoro; un mondo fatto anche dai volti sorridenti di giovani che hanno intrapreso questa attività da poco e bambini orgogliosi di imitare i “grandi” con i loro bastoni da pastore fatti su misura.

Che sia un’estate davvero bella per tutti!