Il vento della libertà

L’ultimo libro di Lorenzo Tibaldo dedicato agli antifascismi

 

Carlo Rosselli, tra i fondatori di Giustizia e Libertà, ucciso nel 1937 da sgherri fascisti francesi e italiani, nel 1930 scriveva che «non bisogna credere che Mussolini abbia trionfato solo per la forza bruta. La forza bruta, da sola, non trionfa mai. Ha trionfato perché ha toccato sapientemente certi tasti ai quali la psicologia media degli italiani era straordinariamente sensibile. Il fascismo è stato in un certo senso l’autobiografia di una nazione che rinuncia alla lotta politica, che ha il culto dell’unanimità, che rifugge l’eresia, che sogna il trionfo della facilità, della fiducia, dell’ottimismo».

Spietatamente lucida l’analisi di uno fra i principali oppositori di Mussolini e della sua coorte. Proprio all’antifascismo, declinato però al plurale perché «Non c’è un solo e definito antifascismo, ma diversi antifascismi a seconda delle differenti interpretazioni del fascismo», dedica il suo ultimo libro lo storico e saggista Lorenzo Tibaldo.

 

Il vento della libertà” per LarEditore propone un’ampia panoramica dei tentativi di opposizione messi in atto dalle varie forze contrarie alla svolta autoritaria della nazione imposta dal futuro Duce con la complice inerzia della classe politica e di Casa Savoia.

 

Un testo che è un ritratto degli ideali, delle speranze, e purtroppo delle velleità, delle timidezze e degli errori che hanno caratterizzato le componenti per l’appunto antifasciste. A partire da un’Italia uscita a pezzi dal primo conflitto mondiale e sferzata dagli scioperi del Biennio Rosso 1919-1920. Proprio in quella stagione dove sembrava inarrestabile il vento che soffiava da Est trovava invece forma un coagulo composto da imprenditori, proprietari terrieri, piccola borghesia, terrorizzati dalla prospettiva sovietica. I Fasci di combattimento diventano i loro cani da guardia e al contempo avviano un’ascesa che non rappresenta però una cesura netta col passato: i primi governi fascisti sono infatti di coalizione, con le forze politiche tradizionali che ancora credono di poter incanalare in un percorso di normalizzazione istituzionale i bruti esaltatori dell’olio di ricino e dei manganelli che per un accidente della Storia si trovano a sedere sui banchi del Parlamento. Un accidente che però durerà venti anni.

 

Tibaldo, che è stato docente di lettere nella scuola superiore, mantiene l’impostazione divulgativa e offre uno spaccato di una stagione di lutto e violenza e ci mostra i tentativi di porvi fine. Una stagione che però ha visto la stragrande maggioranza degli italiani per lo meno troppo silenziosi, in realtà assai partecipi all’epopea della nazione che doveva vendicare la vittoria mutilata del ’15-18.

Tibaldo lo esplicita attraverso le parole, già nel 1944 a guerra ancora in corso, del dirigente comunista Velio Spano, papà di quella Francesca molto nota nel mondo valdese: «negli ultimi quindici anni ci sono stati molti milioni di cittadini i quali, per un verso o per l’altro, hanno aderito al fascismo, mentre quelli che hanno resistito e lottato sono stati pochi, ed appunto per questo noi comunisti siamo stati i primi a sostenere che la pretesa di rifare l’Italia in dieci o ventimila persone non era nient’altro che una velleità infantile».

Anni prima era stato sempre Rosselli a dichiarare che «lottare contro il fascismo non significava opporsi a una reazione di classe, ma a un certo tipo di mentalità profondamente radicata nel popolo italiano; per questo è una lotta difficile, perché non si tratta di rovesciare semplicemente il regime fascista. Deve avvenire un’educazione politica e morale profonda».

 

Interessante che il libro esca in questi anni e Tibaldo ci spiega di aver scelto di dedicarlo «ai miei piccoli nipotini consapevole come sia, purtroppo, facile  e repentino perdere la libertà, ma al contrario come sia difficile e complesso riconquistarla.  Quando saranno adulti dovranno impegnarsi e lottare in prima persona se vorranno vivere in una società libera e giusta, per non disperdere il sacrificio di chi ieri permette loro la felicità di oggi». Alla scuola secondo Tibaldo il compito di formare cittadini capaci di riconoscere le erosioni delle libertà e dei diritti «di una politica e di una cultura fascista che si affaccia in modo sempre più inquietante».

 

Il libro verrà presentato sabato 12 luglio alle ore 17 a Torre Pellice (To) nell’ambito della rassegna “Torre di Libri” in corso in queste settimane.