Scherzi della memoria. Katharina Schütz

La rubrica di Riforma. Storia e fede in un appuntamento mensile

 

Nel luglio 1524 un gruppo di protestanti di Kentzingen, in conflitto con i propri governanti cattolici, fu costretto a fuggire nella vicina Strasburgo, abbandonando le proprie famiglie. Ottanta di loro trovarono asilo in casa del pastore Matthäus Zell. La moglie del pastore, la ventiseienne Katharina Schütz, si prese cura di tutti gli aspetti pratici dell’accoglienza. Ma fece qualcosa di più: il 22 luglio scrisse la Lettera alle donne sofferenti della comunità di Kentzingen, indirizzata alle donne rimaste sole. Da predicatrice e sorella in fede, le esortò a meditare sulla Parola di Dio, a ispirarsi agli esempi di Abramo e Gesù, a ricordarsi che «la fede è una santa lotta» e a incoraggiarsi a vicenda.

 

Katharina non era nuova a prendere la penna: poco dopo essersi sposata con Zell aveva scritto un opuscolo in difesa del matrimonio dei sacerdoti. La coppia pastorale (Matthäus chiamava Katharina “la sua curata”) fu in prima linea nel sostegno ai numerosissimi rifugiati che arrivavano a Strasburgo, fosse per carestie, pestilenze o persecuzioni (Zell diceva «Chiunque accetta Cristo come suo Signore e Salvatore avrà un posto alla mia tavola»).

 

Durante le controversie sulla Cena del Signore, Katharina osò scrivere a Lutero raccomandandogli un po’ più di mitezza nelle sue polemiche. Bucer, che pure la stimava, riteneva che Katharina fosse troppo imperiosa. Lei rispondeva «Se fossi d’accordo con i nostri predicatori in tutto, sarei considerata la donna più pia e sapiente di Germania». Dopo la morte di Zell (1548) il suo successore Ludwig Rabus promosse un luteranesimo più stretto e definì Katharina Schütz “disturbatrice della pace della chiesa”. Katharina rispose con una lettera pubblica alla città: «Chiami forse un turbamento della pace, il fatto che, invece di trascorrere il tempo in frivoli divertimenti io abbia visitato gli appestati e i prigionieri? Non sono mai salita sul pulpito, ma ho fatto più di qualsiasi ministro».

 

Schütz scrisse un commentario ai Salmi 51 e 130 (dedicato all’amico Felix Ambruster, malato di lebbra) e curò un innario. Prese sempre le difese degli anabattisti e di tutti i dissidenti: per lei la cura per le persone doveva prevalere sul disaccordo dottrinale. Morì il 5 settembre 1562.