Cosa ci insegna la grazia di Dio

Un giorno una parola – commento a Tito 2, 11-12

 

«Avverrà che, come ho vegliato su di loro per sradicare e demolire, per abbattere, per distruggere e per nuocere, così veglierò su di loro per costruire e per piantare», dice il Signore

Geremia 31, 28

 

La grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, e ci insegna a rinunciare all’empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo

Tito 2, 11-12

 

Due atteggiamenti estremi possono impadronirsi di noi – uno è quello del panico e della sindrome della fine del mondo, quando dopo aver saccheggiato i negozi ci trinceriamo dietro i nostri interessi privati alimentati dal pregiudizio, nella fortezza del nostro egoismo. L’altro è l’imprudenza se non indifferenza nei confronti delle guerre lungo lo scacchiere mediorientale, ma non solo. Vedere sradicate vite umane, demoliti, abbattuti, distrutti ospedali, scuole, famiglie, villaggi interi a Gaza e non solo, senza provare vergogna e poi rifugiarsi nella propria bolla virtuale.

 

Questo tempo di crisi almeno in Occidente è inaudito, e ha qualcosa da insegnarci sul modo in cui viviamo la nostra vocazione di cristiani: da quando la grazia di Dio, salvifica per tutti gli uomini, si è manifestata, ne è scaturita una pedagogia? È possibile che la Chiesa sia anche un’istituzione educativa della grazia? È il momento di fermare la corsa disordinata delle nostre ansie per riflettere sul nostro modo di pensare, sullo stile di vita e sulle dipendenze che ci caratterizzano.

 

Che cosa significa per noi “rinunciare all’empietà e alle passioni mondane”? Non si tratta di schierarsi contro i “cattivi” in facili prese di posizione, o chiudersi nell’assenteismo, ma forse di rinunciare ai rapporti umani iniqui e alle facciate carnevalesche di celebrazioni e passioni per l’effimero, che nascondono il disprezzo o l’indifferenza verso le famiglie bombardate, i malati, coloro che piangono, i richiedenti asilo, gli sconfitti e gli umili della terra. “Vivere moderatamente”: facendo le giuste e sobrie scelte d’acquisto; “giustamente”: rinnovando il nostro impegno sociale e politico a favore dei dimenticati nelle carceri, nei campi di smistamento e di transito, nelle case per anziani o negli ospedali; “in modo santo” – rivedendo il nostro linguaggio e i nostri gesti, ricercando nell’attesa della “apparizione del nostro grande Dio e Salvatore” la santità come desiderio di autenticità, di solidarietà e di autodisciplina. Che il Signore vegli su di noi per costruire e per piantare. Amen.