
Diffondere l’Evangelo apertamente
Un giorno una parola – commento a Efesini 6, 19-20
Colui che nella nostra umiliazione si ricordò di noi, perché la sua bontà dura in eterno
Salmo 136, 23
Pregate per me, perché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene
Efesini 6, 19-20
Preziosa è la libertà di parola democratica, di cui godevano alcuni antichi cittadini greci. Non quella di umiliare e distorcere i fatti, ma la franchezza di parola che non nasconde nulla, e non sorvola su nulla, ma che affronta la realtà, soprattutto in presenza di persone di alto rango. Libertà è ciò che desidera l’apostolo: non dal confino, ma di predicare l’Evangelo, di “aprire la mia bocca con coraggio”.
La buona notizia che annuncia la chiama ancora mistero, perché diventa nota solo per rivelazione, nella predicazione incentrata sull’unione di ebrei e di tutti gli altri popoli nel Messia crocifisso. Gli servono chiarezza della comunicazione e coraggio, ansioso come è di non oscurare nulla con un discorso confuso e di non nascondere nulla con un vile compromesso. La chiarezza e il coraggio rimangono due delle caratteristiche più cruciali dell’autentica predicazione cristiana, e riguardano il contenuto del messaggio predicato e lo stile della sua presentazione.
Tentato forse di scendere a compromessi per ottenere il suo rilascio, Paolo si vede come ambasciatore di Gesù Cristo, debitamente accreditato a rappresentare il suo Signore presso la Corte Imperiale di Roma. Vive l’anomalia di essere un ambasciatore in catene, le quali per paradosso richiamano gli ornamenti d’oro indossati dagli agenti diplomatici per rivelare la dignità del governo che rappresentano; poiché Paolo serve il Crocifisso, considera i dolorosi anelli di ferro le insegne più appropriate per rappresentare il suo Signore. Ciò che più desidera non è che gli venga sciolta la catena al polso, ma che gli sia aperta la bocca per testimoniare, che l’Evangelo si diffonda liberamente e senza ostacoli.
Oggi nella preghiera per le Chiese esterniamo il bisogno che la stessa opera apostolica iniziata da Paolo e proseguita dai suoi discepoli, non sia rallentata da timidezza o indebolita da indifferenza o trascuratezza nei confronti della verità di Cristo. In gioco è il “mistero dell’Evangelo”. Che nella nostra umiliazione il Signore si ricordi di noi. Amen.