
Intelligenza artificiale al cospetto di nuove frontiere
L’Internet Governance Forum riunisce governi, privati, società civile, esperti tecnici, mondo accademico, Ong e organizzazioni internazionali per promuovere un dialogo aperto e inclusivo sul futuro di internet
Il presidente dell’Associazione cristiana mondiale per la comunicazione (Wacc) Europe, Ralf Peter Reimann, sul sito dell’associazione propone una riflessione dopo l’Internet Governance Forum 2025 che si è concluso lo scorso 27 giugno e che è stato dedicato alle future scelte che la Comunità internazionale dovrà affrontare rispetto alla rete internet, alla cooperazione, ai diritti di comunicazione e al profitto.
L’Internet Governance Forum (Igf), fondato nel 2006 su mandato del Segretario Generale delle Nazioni Unite, è di fatto una piattaforma multi-stakeholder che riunisce governi, settori privati, società civile, esperti, tecnici, mondo accademico, Ong e organizzazioni internazionali, su un piano di parità, per promuovere un dialogo aperto e inclusivo sul futuro di internet.
L’Igf 2025 si è tenutosi a Lillestrøm (vicino a Oslo), in Norvegia, dal 23 al 27 giugno, si è mosso all’insegna del motto Building Digital Governance Together (Costruire insieme la governance digitale) e ha proposto discussioni sull’ampio processo già analizzato dal Vertice mondiale sulla società dell’informazione.
I temi trattati spaziavano dall’inclusione digitale alla sicurezza informatica, dalla governance dei dati all’intelligenza artificiale (IA), oggi una delle sfide più urgenti per la politica digitale globale.
All’Igf, i rappresentanti governativi intervenuti hanno condiviso il palco con dirigenti di grandi aziende tecnologiche e attivisti di base del Sud del mondo.
I forum di alto livello si sono svolti in sale conferenze a risparmio enrgetico, mentre le discussioni più informali si sono tenute presso l’Open Stage.
I delegati delle nazioni occidentali si sono confrontati con le voci del Sud del mondo.
Colmare e non ampliare il divario digitale
Tra le numerose questioni sollevate, come mitigare i bias (distorsioni delle valutazioni causate dal pregiudizio) dei sistemi di intelligenza artificiale (IA) basati prevalentemente su set di dati provenienti dalle società occidentali. Quando questi sistemi non riflettono le realtà culturali, linguistiche e sociali del Sud del mondo, rischiano di rafforzare le disuguaglianze anziché colmare i divari.
I partecipanti si sono anche chiesti in che modo l’IA possa essere al servizio delle lingue minoritarie e indigene quando i dati di base sono insufficienti.
Alcune domande
Se le comunità investono tempo e impegno nella compilazione di risorse linguistiche e nella loro distribuzione con licenze aperte, possono mantenere la proprietà di tali risorse o almeno aspettarsi un compenso quando le grandi aziende tecnologiche estraggono e commercializzano il loro lavoro?
Un approccio all’IA basato sui diritti può garantire un’inclusione, una protezione e un’emancipazione significative a coloro che sono attualmente esclusi da questi diritti?
Un’altra preoccupazione urgente era il rischio di un nuovo divario digitale. Poiché le applicazioni di IA richiedono un’immensa potenza di calcolo, i data center diventano una risorsa strategica, concentrata nelle mani di aziende, per lo più con sede nell’emisfero occidentale, e i paesi del Sud del mondo rischiano di rimanere ancora più indietro. Un approccio all’IA basato sui diritti può garantire
Queste domande non sono state poste a caso. Sono state dibattute con un forte senso etico e utilitaristico e di cooperazione, e riflettono il ruolo dell’Igf come spazio di dialogo globale fondato sul rispetto reciproco.
Il forum, sotto l’egida delle Nazioni Unite, infatti è governato da principi che si applicano equamente a tutti gli Stati membri, grandi e piccoli.
Lo stesso spirito di uguaglianza e di responsabilità condivisa si estende alla governance di Internet stessa.
L’Internet Corporation for Assigned Names and Numbers (Icann), che gestisce il sistema globale di domini di Internet, opera come un ente di pubblica utilità senza scopo di lucro ed è governata con un modello multi-stakeholder, che ne garantisce la responsabilità nei confronti della comunità globale, non di un singolo governo, dei singoli azionisti o degli interessi delle grandi aziende tecnologiche.
Leggi l’intera notizia qui