
SBC: bocciata la proposta di vietare le donne pastore
All’incontro annuale della Southern Baptist Convention è stata respinta la mozione che mirava a escludere le chiese che nominano o impiegano donne in qualsiasi ruolo pastorale
Per il secondo anno consecutivo, la Southern Baptist Convention (SBC), la più grande denominazione protestante degli Stati Uniti, ha respinto una proposta che mirava a escludere dalle sue fila le chiese che nominano o impiegano donne in qualsiasi ruolo pastorale.
La mozione è stata presentata da Juan Sanchez, pastore della High Pointe Baptist Church di Austin (Texas), durante l’Assemblea annuale tenutasi a Dallas dall’8 all’11 giugno. La proposta intendeva modificare l’articolo 3, paragrafo 1, della Costituzione della SBC, aggiungendo un punto che avrebbe richiesto alle chiese membro di avere “solo uomini come pastori o anziani, in base a quanto previsto dalle Scritture”. L’obiettivo, secondo Sanchez, era quello di chiarire l’applicazione di quanto già stabilito nella dichiarazione di fede del 2000, Baptist Faith and Message, che riserva il ruolo pastorale agli uomini.
Nonostante abbia ottenuto il 60,74% dei voti (3.421 favorevoli contro 2.191 contrari), la mozione non ha raggiunto la soglia dei due terzi necessaria per l’approvazione. Un risultato simile si era verificato anche nel 2024, quando una proposta analoga era stata respinta durante l’Assemblea annuale svoltasi ad Indianapolis.
Negli ultimi anni, la questione del ruolo delle donne nella leadership è diventata un tema ricorrente di dibattito all’interno della SBC. Sebbene la dichiarazione di fede limiti formalmente il ruolo di pastore agli uomini, molte chiese hanno continuato a conferire a donne incarichi ministeriali con il titolo di “pastore”, come nel caso del ministero dei bambini, delle donne o del culto. L’interpretazione prevalente è che la restrizione si applichi esclusivamente al ruolo di “pastore senior”.
Tuttavia, la tendenza è stata messa in discussione soprattutto dopo l’espulsione della Saddleback Church – una delle chiese più grandi della SBC – nel 2023, per la presenza di donne pastore nel proprio staff.
Juan Sanchez ha difeso la proposta sostenendo che il suo scopo non fosse quello di penalizzare le donne, ma di fornire chiarezza teologica e amministrativa. «L’obiettivo non è limitare ciò che le donne possono fare nella chiesa, ma piuttosto sostenerle nello svolgere ruoli appropriati accanto agli uomini», ha affermato. In un incontro con altri pastori, ha anche contestato l’interpretazione di Efesini 4: 11, secondo cui alcuni evangelici giustificherebbero la possibilità che anche le donne ricevano il dono del pastorato, sostenendo invece che il ruolo pastorale, nelle chiese locali, sia ben distinto dai doni spirituali.
Numerosi leader della SBC si sono espressi contro l’emendamento. Il pastore James Goforth ha sottolineato l’importanza dell’autonomia delle chiese locali e la necessità di mantenere l’unità anche nella diversità delle pratiche. L’ex presidente della SBC, J. D. Greear, ha definito la proposta “imprudente” e “inutile”, avvertendo che avrebbe potuto causare l’allontanamento di molte chiese, in particolare quelle minoritarie.
Il presidente attuale della SBC, Clint Pressley, ha dichiarato che, pur sostenendo la chiarezza dottrinale, il dibattito è stato percepito come una “discussione familiare” più che un conflitto, sottolineando che “i battisti del sud rimangono uniti”.
Anche il gruppo Baptist Women in Ministry, che rappresenta donne battiste di varie denominazioni, ha accolto con favore la bocciatura della proposta, vedendola come un segnale del valore e della dignità delle donne nel ministero: «Speriamo che il messaggio del vostro sostegno alle donne pastore venga amplificato».
In definitiva, pur persistendo una posizione ufficiale che riserva il ruolo di pastore agli uomini, la SBC continua a confrontarsi su come applicarla nella pratica, tra richieste di uniformità dottrinale e la volontà di salvaguardare la diversità e l’autonomia delle comunità locali.