La Chiesa unita dello Zambia e la lotta all’Hiv

Un seminario per un corso di formazione contro lo stigma sociale

 

Sotto gli auspici del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), i leader delle chiese si sono riuniti in Zambia per un corso di formazione di tre giorni. L’agenda comprendeva la prevenzione dell’HIV, l’HIV tra i giovani, l’HIV e la migrazione, l’HIV e la salute mentale.

Poiché in Zambia si registrano 1,3 milioni di adulti e bambini affetti da HIV, durante la formazione è stata dedicata particolare attenzione alle sfide persistenti e note nell’affrontare la malattia nel Paese.

 

Nel corso delle discussioni è emerso che la diffusione di messaggi fuorvianti da parte di alcuni leader religiosi sta compromettendo l’efficacia della cura dell’HIV. Consigliare alle persone di interrompere l’assunzione dei farmaci, ad esempio, può portare a malattie o addirittura alla morte.

Al contrario, i pastori preparati dispongono di informazioni corrette, che costituiscono una preziosa fonte di sostegno per le comunità. La loro missione è proteggere le comunità vulnerabili, promuovere la giustizia e dimostrare amore e premura. Ogni persona ha una dignità intrinseca, perché siamo tutti creati a immagine di Dio.

 

Per aiutarli, i farmaci iniettabili a lunga durata d’azione contribuiscono a ridurre le disuguaglianze nell’accesso alle cure, in particolare per le giovani donne, gli adolescenti, i bambini e le persone in movimento.

 

Boston Sika Simumba, pastore di Livingstone, ha dichiarato: «Il messaggio da portare a casa è che, come leader religioso, devo far parte del team di mobilitazione per aiutare le comunità a combattere contro la condanna delle persone con HIV e il dire loro di smettere di parlare dei dottori. L’amore non condanna, a prescindere dalla situazione. La medicina scientifica è biblica e fa parte del Vangelo di Gesù Cristo. Non vedo l’ora di incontrare di nuovo i leader religiosi e le parti interessate»