
Fgei. Noi siamo piante, o piccoli germogli, e la fede è il terriccio
La parola ai giovani partecipanti all’ultimo campo della Federazione giovanile evangelica
Negli scorsi giorni abbiamo pubblicato l’intervista con Daniele Parizzi sull’incontro che la Fgei, la Federazione giovanile evangelica ha avuto al Centro «Ecumene» di Velletri (Rm) il 16-18 maggio scorsi, «Fgei 2.0: next level – Giovani generazioni evangeliche a confronto», tappa del percorso di rinnovamento che culminerà con il Congresso e l’approvazione di un nuovo statuto in dicembre. Durante il weekend, Daniele ha raccolto le testimonianze di alcuni e alcune partecipanti.
Dopo le attività di sabato mattina, dedicate a spiritualità, comunicazione e leadership, si è confrontato con Jenny da Bologna (metodista), Malvina da Siena (valdese) ed Elisa da Bologna e Savona (metodista). Per alcune era la prima volta a un campo Fgei, tutte hanno apprezzato l’aspetto della condivisione della propria esperienza, in particolare il “vivere e raccontare la propria fede”.
«Ci ha fatto bene poterci confrontare con altre persone su questo argomento, di cui tra giovani si parla molto poco» (Malvina); «grazie a questo confronto ho una prospettiva molto più ampia rispetto a questo tema, più voglia di partecipare a momenti come questi e invitare altri a partecipare» (Jenny); «è essenziale avere la possibilità di trovare persone disponibili a parlare della propria fede, ad aprirsi, l’ho già sperimentato nel gruppo giovani di Bologna: il confronto con le altre persone è basilare» (Elisa).
La sfida della Fgei è porre al centro la dimensione della fede: «La nostra generazione non parla molto di fede, che spazio ha nella vostra vita quotidiana?», indaga Daniele. Non è facile rispondere, ma «la fede influenza la maggior parte delle decisioni che prendo, è il “terriccio” che mi fa crescere…», dice Elisa; le fa eco Jenny, aggiungendo che «non sempre ne siamo consapevoli, ma la fede è alla base di tante decisioni che prendiamo», e Malvina sottolinea l’importanza della «condivisione di una fede aperta, basata sull’empatia».
Anche nella successiva intervista, a fine campo, Giancarlo da Milano (metodista) e Manuel da Isola del Liri (battista) ribadiscono il concetto: «Dietro tutto quello che ho fatto, a partire dal gruppo giovani a Milano, posso dire che ci sia stata la fede» (Giancarlo); «Io sono ancora “in cammino”, sono un piccolo germoglio, tutte le esperienze che sto facendo, anche al di fuori della Federazione, sono linfa vitale che mi permette di crescere spiritualmente e di capire quale tipo di credente voglio diventare, ma anche aprire la mente a modi di pensare diversi dal mio, essere più inclusivo possibile».
Di questo campo, Giancarlo ha apprezzato «in generale tutti i momenti e i temi affrontati, perché sono riuscito ad affrontare degli argomenti insieme agli altri confrontandomi con realtà e opinioni differenti». Manuel aspettava questo campo dall’ultimo congresso Fgei, «quindi è stata un’emozione ritrovare le persone che avevo conosciuto; questi campi sono un’ottima occasione per confrontarmi su tematiche particolari, ascoltare voci diverse dal solito. Mi piacciono perché permettono di avere un quadro generale della situazione dei e delle giovani in Italia, in un momento in cui la situazione delle chiese è critica per tutte le denominazioni…».