
I dispersi del “bivacco Soardi”
50 anni fa in val Pellice si consumavano giorni di apprensione: undici persone rimanevano bloccate in alta montagna a causa di una nevicata copiosa; si metteva in moto quindi una grande macchina di soccorritori, e la stampa nazionale
«Domenica 4 maggio 1975. Stamane il risveglio è stato una sorpresa, infatti fuori abbiamo trovato 50 cm circa di neve fresca, caduta nella notte. Costretti a rinunciare a salire in vetta ci prepariamo a scendere in valle; temperatura molto bassa, e pensare che siamo a maggio». Inizia così il diario-racconto di un’esperienza che ha raggiunto, esattamente 50 anni fa, la ribalta dei riflettori dei media nazionali. A scrivere è Carmen Sobrero, che aggiornerà precisamente nei giorni seguenti gli avvenimenti che succederanno. Ma andiamo con ordine.
Due gruppi di escursionisti-alpinisti salgono nella giornata di sabato 4 maggio al bivacco «Nino Soardi», al colle Boucie, 2620 metri di quota, in alta val Pellice, al confine con la Francia. In quegli anni ovviamente le previsioni meteo erano decisamente più approssimative di oggi e il tempo si guasta velocemente, scaricando una nevicata epocale. Il mattino lo scenario è quello descritto poche righe sopra. Le undici persone provano a scendere ma i rischi sono troppo alti e rientrano velocemente al bivacco, dove una stufa a legna garantisce un po’ di calore (e di fumo) e permette di cucinare qualcosa di caldo.
Il giorno successivo la situazione continua a peggiorare e la situazione si fa critica. Nel diario si legge la forte apprensione per i parenti che non possono avere notizie di quelli che a tutti gli effetti vengono ormai definiti dispersi. E inizia la mobilitazione. In primis quella dei soccorsi (Soccorso Alpino, forze dell’ordine…) che cercano di raggiungere il bivacco salendo da Villanova, sopra Bobbio Pellice. Nonostante gli sforzi, però, a causa della neve e del maltempo che continua a imperversare non riescono ad avvicinarsi più di tanto. Anche la stampa e la televisione nazionale iniziano a seguire da vicino la vicenda con servizi e articoli in prima pagina. La situazione entra in uno stallo.
Non è possibile raggiungere e comunicare con i dispersi, che hanno dal canto loro ancora poche scorte di cibo e legna. Nasce però una seconda possibilità, come racconta Giorgio Benigno, che scriverà di questa storia un bel resoconto per la Ciardussa, la pubblicazione del Cai Uget val Pellice, proprietaria e custode del bivacco. «Con l’amico Giovanni Felizia riflettemmo sul fatto di poter raggiungere il colle Boucie dal lato francese, più agevole anche con molta neve. Nelle primissime ore del 6 maggio con Felizia, Italo Melli e Norberto Geymonat iniziamo la salita. Alla frontiera di Claviere la Finanza ci avvisa che ci sono già due squadre di volontari che ci hanno preceduto: sono della val Germanasca. Li raggiungiamo presto e mentre una rinuncia con l’altra uniamo le forze e proseguiamo, io ogni tanto mi attardo per problemi agli sci (era la prima volta che li usavo!) ma riusciamo nel primo pomeriggio a raggiungere il colle. Quello sbagliato!!! Nella nebbia e nella nevicata infatti ci confondiamo: fortunatamente essendo stato proprio in queste zone a novembre mi accorgo dell’errore». Il gruppo deve ridiscendere un poco e risalire al colle giusto, ma ormai il più è fatto. Ancora Benigno racconta il momento del ritrovamento: «Dal colle il panorama era molto diverso da come ricordavo: moltissima neve, nessun segno di passaggio umano, niente rumori, niente fumo di stufa. Per un attimo si pensa al peggio poi, avvicinandoci alla zona della struttura, completamente sepolta, notiamo un buco nella neve. Infilo il bastoncino da sci, lo muovo e sento un rumore metallico… la porta! Subito urla di gioia…».
I dispersi erano tutti vivi, raggiunti da Benigno, Felizia, Saverio e Rainero Del Din, Marcello e Franco Usseglio e Claudio Tiso. Un’avventura che fortunatamente non si trasformò in tragedia, anche per la saggia decisione del gruppo di rimanere al sicuro nel bivacco e di non scendere nella neve alta, senza attrezzatura adeguata. Per radio la comunicazione rimbalzò velocemente in tutta la val Pellice, per la gioia di tutta una comunità, che per giorni aveva vissuto in preda all’angoscia per i giovani valligiani dispersi.
Il gruppo scese velocemente dal versante francese, soccorso anche da un elicottero della Gendarmeria transalpina.
Ultima fatica: una troupe della Rai li raggiunse sulla strada del ritorno… e li obbligò a calzare ciaspole e sci per inscenare un momento del ritorno a favore di telecamera. E la Stampa Sera del 6 maggio titolerà a tutta pagina a caratteri cubitali: «Sono vivi».