Fare i conti con la nostra ipocrisia

Un giorno una parola – commento a Salmo 50, 16-17

 

Dio dice all’empio: «Perché vai elencando le mie leggi e hai sempre sulle labbra il mio patto, tu che detesti la disciplina e ti getti dietro alle spalle le mie parole?»

Salmo 50, 16-17

 

Non chiunque dice: «Signore, Signore! Entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli

Matteo 7, 21

 

Non nascondo che mi sono sentito personalmente chiamato in causa da questi versetti del Salmo 50. Questo non è il luogo per la confessione di peccato, né in una meditazione destinata alla pubblicazione si deve predicare a se stessi, ma non posso non tenere conto di essere qualcuno che “sale sul pulpito” ogni santa domenica e di essere esposto a questo giudizio.

 

L’apostolo Paolo era ben consapevole del problema dell’ipocrisia del predicatore: «Che importa? Comunque sia, con ipocrisia o con sincerità, Cristo è annunciato; di questo mi rallegro, e mi rallegrerò ancora» (Filippesi 1, 18); ma non intendeva certo auto-assolversi ed aveva il suo metodo per evitarla: «tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato» (I Corinzi 9, 27).

 

Noi – come comunità di Gesù – sappiamo bene di essere capaci di ogni sorta di malizia, di polemica, di inimicizia e divisione, cosa che è accaduta, che accade e che può accadere di nuovo. Quando il mondo dice che i cristiani sono ipocriti, non dobbiamo offenderci, sia perché questo è ciò che noi abbiamo fatto conoscere loro di noi stessi; sia perché c’è del vero in quel giudizio. Non nascondiamocelo, c’è sempre dell’ipocrisia nella fede, perché siamo cristiani, ma non sempre ci riusciamo! È solo con questa consapevolezza – per quanto avvilente – che possiamo guardarci in faccia quando siamo seduti sulla panca uno accanto all’altro o quando condividiamo la cena del Signore. La consapevolezza di peccato è un dono dello Spirito, ed è solo come peccatori perdonati che possiamo sussistere davanti a Lui. Noi discepoli di Gesù veniamo continuamente meno nel nostro amore e nella nostra fedeltà, ma non per questo viene meno l’amore e la fedeltà di Gesù nei nostri confronti.

 

Siccome però neanche noi possiamo auto-assolverci, magari dovremmo evitare quegli atteggiamenti radicali e quello spirito di giudizio che vogliono far intendere di esserne autorizzati da una vita esemplare… Amen.