La spiritualità più forte dell’esclusione

Un volume dedicato al medioevo ebraico nell’ambito del progetto «La Bibbia e le donne»

 

La Bibbia e le donne. Il Medioevo ebraico* rappresenta una tappa fondamentale del progetto internazionale «La Bibbia e le donne», che coinvolge studiosi e studiose di diverse fedi e discipline per esplorare in chiave teologica, esegetica, storica e culturale il rapporto tra Scritture e genere. Questo volume, curato e tradotto da Ottavio Di Grazia, si concentra sull’universo ebraico medievale, spesso trascurato o semplificato, mettendone in luce la straordinaria ricchezza spirituale e interpretativa.

Il punto di partenza è il silenzio storico delle donne nella trasmissione e nell’interpretazione della Bibbia: un silenzio secolare che solo da qualche decennio ha cominciato a essere ascoltato e analizzato. Il Medioevo ebraico, lungi dall’essere un’epoca omogenea, è un periodo complesso e articolato, segnato da eventi religiosi, politici e culturali che coinvolsero in modo profondo anche le comunità ebraiche, marginalizzate ma centrali nella storia europea.

 

Il volume esplora l’intersezione tra studi biblici, cultura ebraica e riflessione di genere, con particolare attenzione alla rappresentazione e trasformazione delle figure femminili della Bibbia all’interno delle comunità e delle produzioni culturali ebraiche medievali. L’approccio è critico e analitico: non si limita a descrivere, ma propone nuove chiavi di lettura, dando spazio a interpretazioni alternative e voci marginali.

Uno degli aspetti centrali è la rilettura delle figure femminili bibliche – da Eva a Ester, da Rut a Rebecca – alla luce delle vicende storiche del popolo ebraico: persecuzioni, crociate, esili, conversioni forzate. Anche personaggi meno noti come Zipporah o Lilit (assente nel testo biblico ma presente nella tradizione post-biblica) vengono riconsiderati nella loro forza simbolica e narrativa. Queste donne non sono più solo oggetti di interpretazione, ma diventano soggetti portatori di senso, archetipi viventi attraverso cui ripensare l’identità ebraica.

 

Un altro tema fondamentale è la lingua. L’ebraico medievale, privo di genere neutro, costringe chi lo usa a operare scelte tra maschile e femminile, rendendo espliciti elementi spesso impliciti in altre lingue. Questo aspetto diventa strumento per riflettere su come Dio viene rappresentato nella tradizione ebraica. Inoltre, lo yiddish, lingua parlata soprattutto dalle donne escluse dallo studio della Torah, diventa veicolo di spiritualità e trasmissione della fede. Attraverso racconti, canti, preghiere, si crea uno spazio religioso femminile, spesso confinato alla sfera domestica, ma essenziale per la sopravvivenza culturale.

Le donne non sono solo destinatarie passive della tradizione, ma talvolta anche lettrici e interpreti attive della Bibbia. Questo è uno dei punti cardine del progetto «La Bibbia e le donne»: mostrare che la Parola è un processo sempre aperto, dialogico, in divenire.

 

Una sezione particolarmente innovativa è quella dedicata alla mistica ebraica medievale, in cui spicca la figura della Shekhinah, presenza femminile del divino, compagna del popolo nell’esilio. Associata a Gerusalemme e alla sofferenza del mondo, la Shekhinah incarna una dimensione di Dio che condivide il dolore umano, e diventa fulcro della riflessione mistica. La Qabbalah luriana, sviluppatasi dopo l’espulsione degli ebrei dalla Spagna nel 1492, interpreta l’esilio come paradigma cosmico: la Shekhinah esiliata rappresenta una ferita dell’universo da sanare con l’azione umana, nella visione dello Tzimtzum (ritiro di Dio), Shevirah (frammentazione) e Tiqqun (riparazione).

Il volume non si limita al mondo sefardita: esplora anche il contesto ashkenazita, in particolare il movimento dei Chasidei Ashkenaz della Renania. Queste comunità, pur lontane dalle speculazioni della Qabbalah spagnola, offrirono un’intensa vita religiosa e comunitaria, ricca di racconti morali, mistici e norme religiose tramandate oralmente, contribuendo in modo originale alla vitalità dell’ebraismo medievale.

 

Altro elemento di rilievo è il legame tra spiritualità e interpretazione: l’ebraismo medievale viene descritto come una civiltà fondata sulla Parola, mai riducibile a un solo significato, sempre aperta a nuove letture. L’interpretazione è vista come atto di fede e responsabilità, come dialogo incessante con l’Altro – un’idea vicina al pensiero di Emmanuel Lévinas.

In conclusione, La Bibbia e le donne. Il Medioevo ebraico è un’opera essenziale non solo per chi studia Bibbia, religioni o gender studies, ma anche per chi desidera incontrare la profondità del pensiero ebraico attraverso una prospettiva nuova. Un libro che dà voce a chi è stato escluso, che illumina i margini, e che mostra come la storia e l’interpretazione della Scrittura possano ancora generare senso, trasformazione e speranza.

 

* La Bibbia e le donne. Il Medioevo ebraico, a cura di C. Bakhos, G. Langer e O. Di Grazia; traduzione di Ottavio Di Grazia. Trapani, Il Pozzo di Giacobbe, 2025, pp. 288, euro 32,00.