
Referendum, lavoro, cittadinanza: un’occasione di responsabilità
L’invito ad esprimere il diritto di voto da parte della Federazione delle chiese evangeliche in Italia
L’8 e il 9 giugno si vota per cinque referendum che riguardano cittadinanza e lavoro. Questi referendum sono stati proposti da movimenti della società civile e da sindacati e si voterà negli stessi giorni in cui si svolgono anche le elezioni amministrative di diverse Regioni e Comuni.
I referendum chiedono di cambiare alcune regole su cittadinanza, licenziamenti e sicurezza sul lavoro.
Si tratta di referendum abrogativi, quindi ogni scheda pone la domanda “volete voi l’abrogazione di…?” e, a seguire, l’elenco delle norme vigenti che si intende cancellare. Ogni scheda ha un colore diverso a seconda del quesito.
I primi 4 quesiti riguardano il lavoro. Il quesito 5 riguarda la cittadinanza. In particolare, votando “sì” al 5° quesito, si andrebbero a ridurre da dieci a cinque gli anni di residenza richiesti per ottenere la cittadinanza italiana. Attualmente, i dieci anni previsti diventano molti di più a causa della burocrazia. Con il “sì” l’Italia si allineerebbe alle normative di altri paesi europei, andando inoltre a tutelare persone e famiglie che vivono e lavorano in Italia da molto tempo, ma non hanno gli stessi diritti.
Il “sì” al 5° quesito si riferisce, in ogni caso, a persone straniere in possesso di determinati requisiti.
Redditi sufficienti al sostentamento, pagamento delle tasse, conoscenza della lingua italiana, assenza di precedenti penali, assenza di motivi ostativi per la sicurezza della Repubblica.
La Federazione delle chiese evangeliche in Italia (FCEI) si è già espressa in passato a favore di una riforma della cittadinanza, aderendo a campagne e appelli per i diritti di chi cresce in Italia senza riconoscimento legale. Dalla collaborazione nell’ambito della piattaforma Ero straniero al Manifesto per l’accoglienza la FCEI ha manifestato un impegno chiaro sul piano sociale, civile e spirituale. Continua a farlo, inoltre, con l’accompagnamento delle persone migranti, attraverso il suo programma rifugiati e migranti Mediterranean Hope, con i corridoi umanitari, studiando nuove vie legali di accesso, iniziative che sono espressione di un’etica dell’ospitalità e della dignità umana che affonda le radici nel Vangelo.
La FCEI, inoltre, ha uno sguardo ecumenico e internazionale che invita a pensare alla cittadinanza non solo come status giuridico, ma come appartenenza.
Nella vita di chiesa, l’inclusione non si basa su nascita o origine, ma su accoglienza e cammino comune. In questo senso, parlare di cittadinanza non è solo una questione giuridica, ma anche ecclesiale. Che cosa significa essere parte di una comunità?
Anche sulle questioni del lavoro, la FCEI ha contribuito con riflessioni e documenti, sottolineando il bisogno di giustizia sociale, tutele, equilibrio tra lavoro e vita, rispetto per chi lavora, strumenti per superare la povertà.
Questi approfondimenti possono aiutare lettori, lettrici, cittadini e cittadine, credenti o non credenti, nella scelta.
Come chiese cristiane e protestanti occorre collaborare per una società che accolga, che protegga i più fragili e che riconosca il valore del contributo di tutte e tutti. Lasciando libertà di scelta nel voto, la FCEI crede nella necessità di tutele maggiori e di ampliamento dei diritti, pertanto invita a contribuire affinché da questi referendum giunga una risposta civica e democratica.
A differenza di chi propone di astenersi dal voto, a dispetto del diritto-dovere di cui parla la Costituzione, la FCEI ritiene che partecipare sia il primo atto di cittadinanza.
Per approfondire:
Diritto di cittadinanza. Valenzi: riconoscerlo pienamente e con urgenza