Per la prima volta una donna alla guida della Comunione anglicana?

Secondo gli scommettitori britannici la vescova Guli Francis-Dehqani sarebbe la favorita per il ruolo di arcivescova di Canterbury

 

Sappiamo quanto i bookmakers (agenzie di scommesse) britannici siano celebri per l’affidabilità delle loro previsioni.

A dar loro ascolto, sempre impegnati a scommettere su qualunque tema e argomento, all’orizzonte potrebbe esserci una novità mai registrata nei 1428 anni di storia del Cristianesimo britannico: potrebbe essere una donna il prossimo, meglio dire quindi la prossima, arcivescova di Canterbury, primate della Chiesa anglicana d’Inghilterra,, e leader spirituale dell’intera Comunione anglicana globale 

 

Nel 597 papa Gregorio Magno inviò in Inghilterra un gruppo di missionari, per portare oltre la Manica il messaggio del Vangelo. La delegazione, guidata dal monaco Agostino, giunse nel Kent, dove fu accolta da re Etelberto, che si convertì alla nuova religione. Le popolazioni del sud dell’Inghilterra chiesero il battesimo e Agostino fu il primo vescovo di Canterbury.

 

La vescova Guli Francis-Dehqani, ex rifugiata fuggita dall’Iran post-rivoluzione islamista nel 1979, è ora la favorita per guidare la Chiesa d’Inghilterra. Se scelta, sarebbe anche la prima leader non bianca nella storia della Chiesa, segnando una svolta storica per l’istituzione. Nata a Isfahan nel 1966, la prima infanzia di Francis-Dehqani è stata segnata dalla fede e dal fermento. Suo padre, Hassan Dehqani-Tafti, è stato vescovo anglicano dell’Iran durante un periodo di intensa instabilità politica. La famiglia fuggì nel Regno Unito dopo essere sopravvissuta a un attentato in cui rimase ferita la madre, e suo fratello Bahram fu assassinato nel 1980, una tragedia legata alla loro appartenenza religiosa nella nazione iraniana precipitata nel buio della rivoluzione islamica.

 

Ora vescova di Chelmsford, una delle diocesi più grandi della Chiesa, Francis-Dehqani si è fatta promotrice di inclusione e riforme varie all’interno delle sue comunità. La sua potenziale ascesa arriva in un momento critico per la Comunione Anglicana, che si trova ad affrontare dibattiti sulla sua rilevanza globale e sulla sua diversità interna, scossa dallo scandalo abusi. «La Chiesa deve guidare con compassione e visione, non solo riflettere la società» ha affermato in una intervista, sostenendo una leadership diversificata per pensiero e background.  Aperta oppositrice delle politiche sull’immigrazione degli ultimi governi, la scorsa settimana la vescova ha criticato il controverso discorso di Keir Starmer sull’immigrazione, affermando: «Nelle chiese e nelle diverse comunità di cui faccio parte, i migranti non sono stranieri, ma amici che partecipano pienamente e contribuiscono mentre celebriamo, serviamo e viviamo la vita insieme».

 

Si prevede che il prossimo arcivescovo di Canterbury sarà nominato i autunno al termine di un processo di selezione guidato dalla Crown Nominations Commission che, cambiamento storico anche questo, verso una più ampia rappresentanza globale, vedrà fra i votanti anche cinque voci tratte da tutta la Comunione anglicana mondiale, uno per ogni continente.